L’incredibile vita rivoluzionaria di Che Guevara
Quando si parla di rivoluzioni storiche, non si può far altro che nominare l’iconica figura di Che Guevara, che ha contribuito al rovesciamento della dittatura cubana.
Ma chi era veramente questa icona popolare?
Il Guerrillero Heroico, la fotografia scattata dal fotografo Alberto Korda che ritrae Che Guevara durante una commemorazione di un attentato, è una delle fotografie più riprodotte e conosciute al mondo. Si può trovare su francobolli, banconote, poster e murales, a testimonianza di quanto sia iconico questo personaggio. Anche il suo motto, “Hasta la victoria siempre”, è rimasto impresso nella memoria collettiva, rappresentando la sua incredibile forza ideologica. Eppure, il Che è anche una figura altamente controversa e molto criticata. Ma come è riuscito ad entrare nella storia?
Nato nel 1928 in Argentina, da una famiglia borghese ed intellettualmente impegnata, Ernesto Guevara de la Serna ebbe un’infanzia abbastanza travagliata. Nel concreto, infatti, dovette affrontare una pesante forma di asma, che continuerà a perseguitarlo per tutta la vita. Durante l’adolescenza, iniziò a costruire i propri ideali, soprattutto grazie alle tantissime letture. Tuttavia, il suo impegno politico non si manifestò fino a quando non intraprese un viaggio, che probabilmente cambiò il suo destino. Insieme ad un amico, infatti, decise di visitare il Sudamerica in motocicletta. Ciò gli permise di entrare a diretto contatto con la povertà dilagante in questi luoghi, facendogli comprendere quanto fosse necessario porre fine alle disuguaglianze.
In quegli stessi anni si laureò in medicina, consolidando inoltre la sua visione politica, basata sull’appoggio al socialismo e alla lotta armata. Secondo la sua visione, infatti, solo tramite la violenza e la guerra si poteva ambire ad un cambiamento. L’incontro che cambiò la sua vita avvenne però nel 1955, quando conobbe Fidel Castro, leader del Movimento del 26 luglio, che si schierava contro la dittatura cubana. I due intrecciarono un rapporto di amicizia e di stima reciproca, che portò Che Guevara a prendere parte al Movimento rivoluzionario. Tra il 1957 e il 1958 vennero pubblicate diverse edizioni del giornale clandestino El Cubano Libre, che cercava di diffondere gli ideali dei rivoluzionari. L’idea di pubblicare il giornale venne proprio a Guevara, che dimostrava tantissimo impegno e valore su vari fronti. Contribuì, infatti, anche alla creazione della Radio Rebelde, che dava voce ai ribelli e aiutò le forze armate grazie alle sue abilità mediche.
Dopo innumerevoli scontri, finalmente nel gennaio del 1959, la rivoluzione cubana terminò con la vittoria del Movimento rivoluzionario, che riuscì a rovesciare la dittatura. Venne istituito un governo socialista, con a capo Fidel Castro. Guevara prese le redini dell’economia cubana, dirigendo la Banca Nazionale, l’Istituto per la riforma agraria ed il Ministero dell’industria. Durante questo periodo, egli rese chiari i suoi ideali economici: la redistribuzione della terra ai contadini, la nazionalizzazione delle imprese straniere e la pianificazione centralizzata dell’economia.
Nel frattempo, viaggiò in vari paesi come rappresentante del governo cubano, sottolineando costantemente quanto fosse contrario all’imperialismo statunitense. Tuttavia, mentre Fidel Castro continuava a tessere strette relazioni con l’Unione Sovietica, Che Guevara si avvicinò all’ideologia maoista della Cina. Guevara, infatti, iniziò ad avere un’ottica disincantata nei confronti dei sovietici, giudicati degli “sfruttatori” alla pari degli odiati statunitensi. Queste idee controverse lo costrinsero a dimettersi dall’attività politica cubana, allontanandosi anche dallo stesso Castro.
Tuttavia, la sete rivoluzionaria di Guevara non poteva di certo acquietarsi. Trasferì infatti la sua ideologia in Congo, dove sostenne una rivolta marxista in corso. Egli voleva esportare gli ideali della rivoluzione cubana, che doveva essere un esempio di uguaglianza e di lotta sociale. Tuttavia, la missione in Congo si dimostrò un completo fallimento, spingendo Guevara ad abbandonare il paese e ad approdare in Bolivia. Qui guidò l’esercito di liberazione nazionale, che però venne aspramente osteggiato dagli stessi comunisti boliviani. La CIA gli diede la caccia e, nell’ottobre del 1967, venne catturato dall’esercito boliviano e successivamente giustiziato. A Cuba vennero indetti tre giorni di lutto nazionale, mentre la sua figura pubblica è ancora altamente commemorata dai sudamericani.
Proprio a proposito della sua morte circola una famosa leggenda, detta “La maledizione del Che”. Si dice, infatti, che tutti gli ufficiali che hanno contribuito alla sua morte siano morti tragicamente, nel corso degli anni successivi. Inoltre, in Bolivia si associa la figura del Che con quella del Redentore, poiché sono state trovate delle somiglianze tra il suo corpo defunto e quello del Cristo crocifisso. Si tratta, ovviamente, di pure mistificazioni, senza alcuna evidenza scientifica. Tuttavia, tali leggende non fanno altro che aumentare la fama di questo personaggio, che è diventato a tutti gli effetti un’icona generazionale. I suoi ideali politici e la sua ferma opposizione nei confronti del capitalismo sono presi ad esempio da chiunque abbia intenti rivoluzionari.
La sua tenacia ed il suo impegno sono certamente da lodare, pur dovendo comunque ricordare quanto sia pericoloso santificarlo. Infatti, Che Guevara non è stato solamente un valoroso rivoluzionario, ma ha anche mostrato tratti incredibilmente controversi. Si è infatti schierato contro la libertà di stampa, ha mostrato tendenze omofobe ed ha approvato un campo per i lavori forzati. Inoltre, ha guidato l’economia cubana senza una formazione adeguata, facendo cadere il paese in un enorme deficit economico. Non proprio una figura salvifica, quindi.
Stefania Berdei
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