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Maturità 2023: quali sono le figure retoriche
Quante volte ci siamo chiesti cosa siano le figure retoriche? Come riconoscerle? Come analizzarle in un testo?
Fanno parte della tipologia di testo A, e una volta imparato l’elenco, risulta molto facile individuarle.
Le figure retoriche più comuni possono essere distinte in tre gruppi:
- Figure retoriche di suono: figure che sfruttano l’aspetto fonico o ritmico di una parola o di una frase; le più note sono l’allitterazione, l’assonanza, l’onomatopea e la paronomasia.
- Figure retoriche di ordine: figure che rimodulano l’ordine usuale delle parole all’interno di una frase; le più note sono l’anafora, l’anastrofe, l’antitesi, l’asindeto, il chiasmo, l’ellissi, l’iperbato e il polisindeto.
- Figure retoriche di significato: figure che sfruttano l’aspetto semantico delle parole, cioè il loro significato; le più note sono l’iperbole, la litote, la metafora, la metonimia, l’ossimoro, la similitudine, la sineddoche e la sinestesia.
Figure retoriche di suono:
- Allitterazione: consiste nella ripetizione di un suono (o di una serie di suoni simili) all’inizio di due o più parole.
- Assonanza: assomiglia alla rima e consiste nell’accostare due parole che suonano in maniera simile perché hanno le stesse vocali, ma non le stesse consonanti.
- Onomatopea: è una delle figure retoriche più note e riproduce il suono di qualcosa o il verso di un animale.
- Paronomasia: è l’accostamento di due parole dal suono molto simile ma con significati molto diversi.
Figure retoriche di ordine:
- Anafora: consiste nella ripetizione di una o più parole all’interno di versi o frasi in successione.
- Anastrofe: è una parola di origine greca che significa “inversione” e consiste appunto nell’inversione dell’ordine abituale di due termini.
- Iperbato: consiste nell’allontanamento di una parola da quella a cui dovrebbe essere vicina (può quindi essere confusa con l’anastrofe).
- Antitesi: è una di queste e indica l’accostamento di due parole di senso opposto. Nella lingua di tutti i giorni indica generalmente una contrapposizione.
- Asindeto: è un elenco di parole che sono legate tra loro senza l’uso di congiunzioni ma con quello della punteggiatura.
- Polisindeto: è l’esatto contrario dell’asindeto: si tratta infatti di una serie di parole legate tra loro da congiunzioni.
- Chiasmo: è la disposizione incrociata di due parole o di due gruppi di parole secondo lo schema AB – BA.
- Ellissi: è la soppressione di una o più parole che vengono lasciate sottintese.
Figure retoriche di significato:
- Iperbole: è un’esagerazione della realtà tramite delle espressioni che la amplificano per eccesso o per difetto.
- Litote: è l’affermazione di qualcosa con la negazione del suo contrario. Si utilizza, per esempio, per attenuare la crudità di un’espressione o di una particolare situazione.
- Metafora: è di gran lunga la figura retorica più nota. Tramite la metafora, si usa una parola (o una locuzione) per indicare qualcosa che solitamente non è denotato da quella parola o locuzione. Può essere confusa con la similitudine, la metonimia o la sineddoche, ma come vedremo più avanti ciascuna di queste figure retoriche ha una propria particolarità.
- Similitudine: è molto simile alla metafora, ma in questo caso il paragone viene esplicitato tramite degli avverbi.
- Sinestesia: è un tipo di metafora nella quale vengono accostate due parole che appartengono a due sfere sensoriali diverse.
- Metonimia: è lo scambio di due parole che hanno un rapporto di contiguità logica o materiale.
- Sineddoche: è sempre citata in coppia con la metonimia e in effetti queste due figure retoriche sono molto simili. Se la metonimia infatti sostituisce una parola o una locuzione con un’altra che ha una contiguità logica o materiale, la sineddoche sostituisce una parola o una locuzione con un’altra che ne rappresenta una parte (o viceversa: un termine più ampio per indicare qualcosa che ne fa parte). La metonimia esprime un rapporto qualitativo tra i due termini, mentre la sineddoche un rapporto quantitativo.
- Ossimoro: consiste nell’accostamento di due parole di senso opposto.
Lucia Russo
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