Precipitazioni di Erri De Luca
“Era Napoli sdrucciola, sciuliata, strofinata, sceriata, senza panni tra le case, solo cielo e muri, muraglioni che spingevano gli occhi verso l’alto per togliersi dallo stretto”.
Precipitazioni è la fotografia di una Napoli bagnata dalle piogge nei giorni che precedono il Natale. Il punto di vista è quello dell’autore, un giovane autore, un “guaglione che caccia ‘a capa forte quando chiove comme’ na maruzza”.
Alza la testa al cielo e si lascia bagnare dalla pioggia che continua a bagnare indifferente tutte le strade, tutti i vichi che negli anni hanno visto ogni peggior nefandezza, ogni abuso, ogni stupro, ogni astinenza svuotata.
Quando abbassa la testa è pittore di un quadro in cui Parthenope rende lucidi e impacciati i suoi cittadini come il capitone che da dentro una tinozza cerca di sfuggire per non essere spezzettato e fritto; i cittadini si trasformano e diventano stoccafissi, triglie, sogliole, cefali e alici.
Tutti a proteggersi dalla pioggia, quasi come ad averne paura, quasi come se essa non pulisse il corpo dalla zuzzimma; tutti così, tranne i poeti, gli amanti della vita: loro sotto la pioggia alzano la faccia al cielo e “se lo fanno piove addosso”… fino a che un adulto con uno strattone rimette loro a posto..
Precipitazioni è un inno alla vita, alla vita muzzecata, approssimata, alla vita non vita, alla vita di essere colossale davanti ad un teatro di minimi.
Chest’è, questa è la metafora della sopravvivenza.
Antonietta Della Femina
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