C. Gustav Jung: una vita di scoperte che non smette di stupire
Se si inizia a studiare la psicoanalisi non si può evitare il confronto con Freud e Jung, il primo come fondatore, il secondo come vero e proprio pioniere di questa nuova scienza.
Difatti dietro la sua figura si celano scoperte e convinzioni mistiche e religione davvero intense.
Iniziamo?
Cominciamo col dire che Jung maturò le sue più profonde convinzioni proprio dopo i primi segni di frattura con Freud.
Difatti durante la spiegazione di un sogno, Freud non fu onesto nel raccontare i più minuti particolari al suo collega, e laddove il padre della psicoanalisi vedeva un giusto riserbo per la propria integrità professionale, Jung osservava unicamente un ostacolo al lavoro di un terapeuta.
Comprendendo ciò lo studioso svizzero cominciò a tratteggiare in modo diverso la stessa concezione della libido, su cui, a detta di Freud, si basava l’intera impalcatura della psiche umana.
Partendo da quel punto, egli non negò di certo la sua funzione pulsionale per ogni azione umana, ma ne ridimensionò l’importanza nell’intero reame psichico dell’individuo.
Ma la teoria che lo avrebbe reso più famoso, elevando la sua figura quasi a quella di un vero e proprio culto della personalità fu certamente la creazione degli archetipi.
Erano queste rappresentazioni individuali di un inconscio collettivo, che secondo Jung era da sempre presente nell’umanità, a cui ogni individuo attingeva rapportandosi ora in contrasto, ora per assonanza.
E il fine di questo processo era per lo studioso l’individuazione del sé, al di là di ogni costrutto o idea che l’individuo aveva un tempo ritenuto erroneamente proprie.
Questa e molte altre teorie diedero una fama senza precedenti allo psicologo, che cominciò a scalare tutti i vertici della comunità accademica, diventando noto a livello internazionale proprio mentre in Europa dilagava senza freni il nazismo.
Questa tragedia gli fornì l’occasione di valutare quanto per la comunità occidentale l’assenza di una corretta e profonda dimensione spirituale avesse causato dei danni terribili per la società.
Mancando infatti dei solidi appigli per la propria dimensione interna, gli individui avevano finito per dare tutto il controllo di sé allo Stato che in tal modo diveniva un nuovo Dio senza alcun freno, come per l’appunto la deriva nazionalsocialista stava dimostrando ampiamente.
La stessa concezione di Dio, per Jung, era molto personale. Egli era convinto senz’alcun dubbio dell’esistenza di Dio, ma quando qualcuno gli chiedeva delucidazioni in merito ecco che le sue parole iniziavano ad essere più criptiche.
Infatti egli non credeva per fede, nonostante suo padre, pastore protestante, lo avesse sempre invitato a fare il contrario. Per Jung l’idea stessa di Dio coincideva contemporaneamente con una voce dentro di sé e una voce che risuonava all’esterno in ogni essere umano e quindi, nell’inconscio collettivo.
Jung infatti approfondì lungamente nel corso della sua vita il rapporto con l’inconscio mediante la figura dei miti e dei vari credi religiosi.
Si interessò molto all’animismo, allo sciamanesimo e alle credenze magiche, vedendoli come potenti veicoli per la propria individuazione.
Non basterebbero mille saggi per racchiudere tutte le scoperte e le intuizioni di quest’uomo straordinario, quindi non resta che approfondirlo sui testi e lasciarsi stupire da un nuovo universo.
Santomartino Gabriel
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