Cosa (probabilmente) non sai sui popoli Rom
In TV e nelle case, soprattutto in Europa, si sente parlare dei Rom soltanto in chiave negativa e non ci si sofferma mai sulla storia, la cultura e l’arte di questi popoli originari dell’India settentrionale, poi emigrati intorno al V secolo D.C. per sfuggire alle invasioni e depredazioni dei loro territori.
In Italia, sono circa 180 mila i romanì presenti sul territorio e costituiscono perciò lo 0,25% della popolazione italiana.
La maggior parte sono discendenti di antichi insediamenti, avvenuti soprattutto intorno al XV secolo, mentre la restante parte discende dai flussi migratori più recenti, avvenuti tra le due Guerre Mondiali, la caduta del regime di Ceausescu e i conflitti della Ex Jugoslavia.
Purtroppo, le nozioni che circolano sui Roma e i Sinti, le comunità più diffuse sul suolo italiano, sono il frutto di secoli di pregiudizi e razzismo che ancora oggi li rendono emarginati e disprezzati dai più.
Proviamo dunque a sfatare qualche mito e a mettere da parte tutto quel che ci è stato raccontato finora per conoscere meglio i romanì e la loro cultura.
Gruppi e sottogruppi
La popolazione romanì può essere classificata in 5 comunità principali, a loro volta divise in gruppi e sottogruppi con specifiche credenze, regole e dialetti. È dunque errato parlare di popolo Rom al singolare, poiché ogni gruppo rappresenta una realtà sociale, culturale, religiosa e linguistica a sé, da non confondere o accomunare necessariamente alle altre.
La lingua romanì
Chiamato anche romanèso romanì chibed, il romanì è una lingua neo-indiana, fortemente radicata nella tradizione orale e fondata su un sistema di casi. Come ogni altra lingua, presenta molte varianti dialettali nonché neologismi derivati dalle lingue dei popoli con cui le comunità Rom sono venute a contatto nei secoli. Comprende circa 800 vocaboli e affissi.
I valori
La cultura romanì si fonda principalmente sul dualismo bene/male; fortuna/sfortuna, onore/vergogna, ma soprattutto pone le sue basi sul concetto di famiglia, da non intendersi come elemento singolo, ma come una struttura ramificata che pone l’accento sulla solidarietà e il rispetto reciproci.
La fede
Come accennato prima, i vari gruppi Rom possono avere diverse inclinazioni religiose. Alcune comunità sono musulmane, altre ortodosse, evangeliche o cattoliche. Quel che accomuna tutti i gruppi sembra essere il culto dei morti – di probabile origine persiana – di cui parlano con molto rispetto, pregandoli e venerandoli, e talvolta temendoli.
Tra i Santi cattolici più rispettati, troviamo San Pio da Pietrelcina e Sant’Antonio da Padova.
Le migrazioni
Non fa parte della cultura rom lo spostarsi di luogo in luogo senza mai stanziarsi. Le diaspore che nei secoli li hanno visti protagonisti sono quasi sempre state il frutto di un desiderio di autoconservazione, una risposta alle guerre e alle violenze che i popoli romanì disprezzano enormemente. Uccidere altri esseri umani è infatti un peccato gravissimo per la comunità, considerata anche la loro profonda venerazione per i defunti e il timore della morte.
Altra causa per i loro movimenti erano le tipologie di mestieri che svolgevano in passato. La maggior parte si dedicavano infatti all’addestramento di animali e alle arti circensi, all’artigianato e alle vendite ambulanti, mestieri che non richiedono più migrazioni tanto frequenti e che quindi hanno finalmente permesso a chi le pratica ancora di fermarsi in un luogo stabilito.
Claudia Moschetti