Federico II: baciato dalla Fortuna, scomunicato dal Papa
Nato il 26 dicembre 1194 sotto il segno del Capricorno a Jesi, Federico Ruggero di Hohenstaufen, più noto come Federico II di Svevia, è stato un monarca illuminato, noto riformatore e grande nemico della Chiesa
Ci sono nomi che solo a sentirli, anche a distanza di secoli, suscitano sempre grande ammirazione e Federico II è uno di questi: ad ottocentoventisei anni dalla sua nascita è un personaggio che ancora oggi gode di grande fama.
Federico nasce il giorno di Santo Stefano a Jesi, nella provincia di Ancona, da Costanza d’Altavilla ed Enrico VI di Hohenstaufen, figlio a sua volta del celeberrimo Federico Barbarossa.
Lo Stupor Mundi è quindi destinato a grandi cose sin dalla nascita, attorno alla quale ruotano diverse leggende – che saranno numerose nella vita di Federico: si dice infatti che Costanza, ormai già quarantenne, avesse fatto allestire un baldacchino nella piazza di Jesi e che lì avrebbe dato alla luce il suo erede per mettere a tacere le malelingue di quelli che dicevano che in realtà il bambino fosse figlio di un beccaio adottato dai sovrani.
Non solo: l’altro soprannome di Federico, Anticristo, sembrerebbe derivare non solo dall’enciclica di Gregorio IX che vedeva nel sovrano un potente nemico contro la Chiesa e il volere di Dio, ma anche dal fatto che prima di convolare a nozze Enrico VI avesse valutato l’idea di dedicarsi alla vita monastica e che Costanza avesse vissuto in un convento.
Ma l’idillio familiare dura poco: a tre anni Federico resta orfano e affidato a Lotario de’ Segni, il futuro Papa Innocenzo III.
Il bambino, di indole tutt’altro che accondiscendente, cresce in Sicilia nella città di Palermo e tra i vicoli animati da numerose etnie impara ben sei lingue e il volgare siculo che valorizzerà poi nella sua Scuola Siciliana.
Federico è infatti un uomo di grande cultura: si intende di filosofia, astrologia, matematica, scienza ed economia.
Scrive anche un trattato sul suo passatempo preferito, la caccia, il De arte venandi cum avibus relativo all’arte venatoria praticata con l’aiuto di uccelli rapaci, e si diletta nella composizione di poesie amorose.
A proposito di amore, Federico convolerà a nozze per ben tre volte anche se l’unica donna mai amata sarà Bianca Lancia, sposata in articulo mortis (in punto di morte) e madre di quel Manfredi che Dante incontrerà nel quarto canto del Purgatorio.
Le testimonianze giunte a noi su Bianca Lancia sono poche e discordanti, l’unico dato certo è che provenisse da una famiglia del Nord Italia e sia stata l’ultima moglie del sovrano.
Alcune fonti raccontano addirittura che Bianca e Federico si fossero innamorati durante il matrimonio di quest’ultimo con Jolanda di Brienne che non doveva proprio andare a genio all’Imperatore visto che la prima notte di nozze ha preferito sollazzarsi con le donne del suo harem piuttosto che con la novella sposa.
E questo stile di vita godereccio non è di certo passato inosservato a Dante che lo colloca tra gli eretici epicurei nel X canto dell’Inferno, compagno di sepolcro di Farinata Degli Uberti.
Ma Federico non è l’unico ad essere dannato: con lui c’è anche il suo più fidato consigliere, Pietro Delle Vigne morto suicida poco prima del suo sovrano.
Nel XIII canto, però, il consigliere dell’Imperatore non dirà una sola parola negativa sul suo sovrano, degno di tanta lode e chiamato affettuosamente Federigo e questo particolare ha fatto drizzare le orecchie ai commentatori antichi che hanno subito ipotizzato una love story tra Federico II e Pietro Delle Vigne.
Sicuramente meno idilliaco il rapporto di Federico con la Chiesa: due sono le scomuniche ricevute dal Papa che non solo temeva l’unione del Regno di Sicilia col resto d’Italia ma pretendeva una crociata in Terra Santa che Federico ha sempre procrastinato e quando finalmente si è deciso a farla, ha stretto un accordo diplomatico col Sultano di Gerusalemme.
Insomma, Federico non solo vince la crociata ma lo fa anche senza versare una goccia di sangue.
Eppure, il Papa non è contento e quindi niente, scomunicato. Di nuovo.
Intanto gli anni passano e Federico inizia ad accusare fisicamente le conseguenze di una vita di eccessi e di responsabilità.
Due astrologi hanno inoltre predetto la sua scomparsa prematura, raccomandandogli di tenersi lontano da una città che avesse avuto la parola Fiore nel nome e da una porta di ferro battuto.
Il sovrano si tiene dunque a debita distanza dalla città di Firenze ma dopo un malore avuto durante una battuta di caccia, Federico viene portato nella città di Fiorentino e sistemato in un letto a ridosso di un muro che custodiva una porta di ferro battuto.
Federico si rende allora conto che la profezia è vera e che la sua fine è giunta. Si spegne il 13 dicembre 1250.
“Se la bontà, la moderazione, la virtù, le sostanze, la nobiltà, potessero far resistere alla morte, non sarebbe morto Federico, che qui giace”. (Giovanni Villani)
Maria Rosaria Corsino
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