Maturità 2023: differenze tra significato e significante
Continua la nostra scalata verso la maturità provando a illustrare tutto quello che potrebbe capitare durante la prova di Italiano.
Oggi è la volta della poesia. Ci soffermiamo, in particolar modo, su una differenza sostanziale: quella tra significato e significante. Una differenza che caratterizza la grammatica in generale, ma vediamola nello specifico.
Come sappiamo, il suono delle parole contribuisce ad aggiungere significato a un testo poetico, perché può creare consonanze o dissonanze, e anche perché collega termini disparati e distanti e stabilisce dei riferimenti tra loro. Quando leggiamo una poesia, questo suono ci colpisce e crea prime impressioni di cui non sempre siamo consapevoli, se leggiamo più attentamente e osserviamo i suoni ripetuti, possiamo cogliere queste sottigliezze tra le parole: l’effetto della connessione vocale.
La scelta del suono non è casuale: tra i termini di significato simile, il poeta predilige quelli che gli consentono di ottenere l’effetto che cerca in un determinato testo; considera cioè l’aspetto delle parole, la loro forma, la loro lunghezza, le vocali che li compongono e le consonanti. Dunque questo aspetto esteriore della parola è il significante; mentre ciò a cui la parola si riferisce, il pensiero a cui rimanda, è il significato.
Ad esempio, la parola “cane” significa un quadrupede, che è ciò che significa; le lettere “cane” che la compongono sono significanti. In un’altra lingua, lo stesso significato può essere espresso con un altro significante (dog in inglese, chien in francese, perro in spagnolo, Hund in tedesco, ecc.). La poesia, proprio perché breve e focalizzata, è un genere letterario che valorizza i significanti più di ogni altra cosa. Dire “nebbia fumosa” o “nebbia torbida” è ovviamente la stessa cosa letteralmente, ma il suono della seconda espressione è pieno di “r” e “b”, quasi agghiacciante, come per far sentire anche il freddo e intensificare il significato. I lettori devono quindi prestare attenzione all’aspetto fonetico del testo, così ricco di suggestioni e di significati; è naturalmente necessario che tengano conto anche di questo aspetto i traduttori, i quali non si preoccupano soltanto di restituire fedelmente il significato, ma di trovare anche le forme corrispondenti da un punto di vista ritmico, fonico e musicale.
L’espediente che i poeti usano per accentuare e valorizzare i suoni delle parole sono le figure retoriche, per chiarirvi meglio le idee, vi invito a leggere quanto è già stato scritto a riguardo: quali sono le figure retoriche e come riconoscerle.
Lucia Russo
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