Piove sulla Rai: addio a Che tempo che fa
Domenica 28 maggio si è tenuta l’ultima puntata di Che tempo che fa, a chiusura di una stagione di discussione e confronto durata 20 anni.
Ospite principale dell’ultima puntata è stato l’attore e regista britannico Anthony Hopkins, seguito da Elodie e Marco Mengoni – quest’ultimo, reduce dall’Eurovision – a presentare il duetto Pazza musica.
Nelle ultime settimane, da quando Fabio Fazio ha comunicato, sui suoi canali social, che dal prossimo autunno si sarebbe spostato su Discovery, sul canale Nove, il dibattito si è acceso.
Molte le domande del pubblico, incredulo, e innumerevoli i titoli su testate e pagine web: Fazio abbandona la Rai, la Rai perde un pezzo di sé, Fazio se ne va dalla Rai e porta con sé la sua Lucianina, e simili.
Tutto è parzialmente vero: Che tempo che fa si è concluso, Fazio non lavorerà più in Rai e Luciana Littizzetto, con cui ormai formano quasi un duo comico, tra protagonista e spalla, andrà con lui.
La commozione non è mancata, insieme a tutta la gratitudine espressa dal conduttore, già nelle puntate precedenti, per l’azienda che l’ha accolto appena maggiorenne e gli ha offerto modo di formarsi e crescere, fino ad arrivare alla conduzione di un programma suo, a base di politica, attualità, intrattenimento e poca censura.
Probabilmente è stata proprio questa assenza di censura, come ha sottolineato Michele Serra nel suo intervento, e la propensione, non celata, verso sinistra, che hanno portato alla fine della sua collaborazione con la Radiotelevisione Italiana.
Come un precario qualsiasi, se è concesso il paragone, Fazio aspettava, questo maggio, il rinnovo del contratto, che non è mai arrivato.
Dopo quarant’anni passati in una azienda, con ascolti eccezionali e ospiti internazionali che nessuna altra trasmissione può vantare, il giornalista, alla soglia dei sessant’anni, è stato messo alla porta della Rai, trovando invece spalancato il portone di Discovery.
Nelle oltre 1200 puntate mandate in onda, sono stati più di 4000 gli ospiti, e le leggende, che sono entrati nello studio di Rai3, rispondendo alle sue curiosità, seduti su quelle poltroncine chiare, accanto alla scrivania di chi, come uno studioso, li accoglieva con foglietti e appunti, sbirciandoli di tanto in tanto senza nascondersi, con sincerità, interesse e grande rispetto.
È stato questo probabilmente il suo traguardo meglio raggiunto: la capacità di poter parlare di religione con Papa Francesco, di politica con Obama e Gorbaciov, di scienza con Margherita Hack e Rita Levi Montalcini, di musica con Ennio Morricone e con Madonna, di letteratura con Umberto Eco, di film con Tom Hanks, con Sophia Loren, con Roberto Benigni o con Woody Allen, di calcio con Pelé e con Maradona, di ambiente con Greta Thunberg e con tutti loro, allo stesso modo, di non chiudersi mai, nel parlare solo di religione o di politica o di scienza o di musica o di letteratura o di film o di calcio o di ambiente.
In tutte le puntate, come in una chiacchierata, Fazio era capace di far parlare del proprio mondo, della propria immagine pubblica, dei motivi della propria fama, così come di attualità, società e cultura, dimostrando come certi inquadramenti e limiti spesso esistano solo nella nostra mente.
«Non si può essere adatti a tutte le stagioni» e, nonostante abbia goduto, durante due decenni, della libertà di raccontare il cambiamento di una nazione, anche per Fazio è arrivato il momento di arrendersi davanti alla faccia oscura della televisione, e della politica, italiana.
Non a caso, in questi giorni è stato nominato il nuovo direttore generale della Rai, Gianpaolo Rossi, manager e intellettuale noto per la sua vicinanza all’estrema destra, dunque in linea con le posizioni dell’attuale governo.
Davanti alle pressioni della destra, l’ideologia di Fazio, non disposto a sottomettersi alle prevedibili “limitazioni” dalla nuova direzione Rai, non poteva che trovare compimento altrove.
È così che il giornalista ha preferito saltare qualche canale più in là, portando con sé scatoloni, progetti e coerenza. E senza dubbio anche una buona fetta di affezionato pubblico.
Ovviamente non si è fatto attendere il commento del ministro Salvini che con un sonoro “Belli ciao!” non solo ha salutato Fazio e Littizzetto, ma ha anche citato il canto partigiano, a circa un mese dal 25 aprile.
Di lui, si apprezza la tenacia, nel fornire sempre una occasione valida per ribadire quanto per noi italiani sia necessario studiare la storia.
E la storia, e la cultura, che oggi passano attraverso la televisione, i podcast e la radio, molto più che attraverso le pagine dei libri scolastici, non possono fare a meno di persone competenti che sappiano adempiere a una missione non facile: quella di una comunicazione schietta e onesta.
Non perdo la fiducia in una Rai seria, che miri, non solo all’intrattenimento – di questo sono già piene le altre reti – ma alla diversificazione e all’informazione, da Nord a Sud, arrivando lì dove è bene che arrivi.
Buona fortuna a te, Fabio. Sono certa che non ne avrai bisogno.
Buona fortuna anche a noi, che di bisogno potremmo averne un po’ di più.
Stefania Malerba
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