Quel King-Kong di Gino Scartaghiande
Sonetti d’amore per King-Kong (1977), scritto da Gino Scartaghiande, pubblicato da Graphe edizioni nel 2023, sono una raccolta di poesie con dei titoli ambigui, tanto quanto le poesie che, portano a turbare le emozioni, in qualche modo di chi legge.
Poesia contemporanea. Frantumazione dell’esistenza, il disamore, l’amore e morte, presenti in questi versi che, parlano d’amore ed erotismo, non tradizionale.
Leggendo percepisci che le parole usate, disturbano, creano disagio. Il fatto è proprio questo: Gino, in qualche modo, probabilmente attraverso la parola vuole invadere l’esistenza.
Parole quotidiane con un linguaggio eziologico.
DISTANZE
Ho distrutto. Sperando
d’incontrare un corpo
che m’appartenesse.
È da tutto l’inverno
Che non mi masturbo:
condensare dal fantasma
che siamo una mano propria
è il più folle degli amori.
Ma ciò dico: stanno carezze
nella saliva inerte del sole
dove, senza volerlo,
è possibile un ascolto
*
CAMPO
In te prendo volo. Annusò la muffa
sulle interiora del topo. Disse:
verrai dai fondali, li la parola
è dolce, lapsus voluto e negletto.
L’odore d’incenso che ti conduceva per i deserti. In un crocicchio di strade
è probabile ci si è già incontrati.
In allegri qualcosa si trovò
a percorrere i muri bianchi di calce
dove s’erano appiccicati i capelli
degli avi. I sentieri al di là
della ferrovia, le antiche campane
di vetro, infrante. Anche te amavo.
So che prendi ogni mattina
Il treno per Salerno. Per anni sono stato
il banco su cui poggiavi i tuoi coglioni,
in mezzo ad essi il pene sedicenne
come un altro sogno scaturitomi
dal labirinto erboso. Il cranio.
*
SONETTI D’AMORE PER KING-KONG
La polvere si è accumulata.
Una mano sottomessa all’osso
e alle intemperie. Non farmi
male se vieni ad amarmi
stanotte.
Quello sfumare di colori
nel rettangolo di cielo
alla finestra. Il rosso
vicino quanto la stella.
Ma se davvero, come dici,
il pesco fiorisce nei tuoi inverni, allora,
penetrami più forte che puoi.
La notte d’antenne.
*
CHE PROPRIO IO
Mi appiccico a te. Vado
In metamorfosi tra un fuso
e l’altro brani d’eternità
incomprensibili discorsi
chissà che belle c
cose si potrebbero.
Non divorarmi. Mangiami con
Calma. Rovi del tuo esofago
dove i secoli rifiutati
occhieggiano come.
Non esiste il cesso
dove potrai liberarti
di me. Ma sei sicuro che
proprio io non t’abbia
già vomitato?
Mia altra compenetrazione.
Emilia Pietropaolo
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