Salone del Libro: Non una di meno e Extinction Rebellion in protesta pacifica contro Roccella
L* attivit* di Non una di meno e Extinction Rebellion hanno interrotto la presentazione del libro della ministra Roccella con una protesta pacifica. Già denunciat* 29 attivist* alla Digos.
Nella giornata di Sabato 20 maggio al Salone del Libro di Torino Non una di meno e Extinction Rebellion hanno interrotto la presentazione del libro «Una famiglia radicale» della ministra della famiglia Roccella con un intervento d’opposizione pacifica.
La ministra invita l* attivist* a battersi piuttosto sul tema dell’utero in affitto, per la cui pratica la donna presenta una profonda avversione.
L* partecipant* alla protesta tuttavia non sono dispost* al dialogo con la ministra, intendendosi limitare alla contestazione mite e rispettosa.
La contestazione prosegue dunque sino all’ora successiva, in cui nella stessa sala, da programma, il Torino Pride avrebbe dovuto presentare «L’anello di Bindi». La Roccella si rifiuta però di cedere il palco agli ospiti del Torino Pride. Inoltre, alla cortese richiesta da parte del Torino Pride di annunciare al microfono che la loro presentazione si sarebbe svolta fuori dal palco e senza microfoni, la deputata Montaruli risponde negativamente.
Tutta questa parte della vicenda tuttavia è passata piuttosto sottotono.
Alcune narrazioni si sono invece focalizzate sull’irruenza e il furore de* manifestant*. Quella del Salone pero è a tutti gli effetti definibile una manifestazione pacifica: sit-in, cori e motti tipici del movimento e qualche cartellone (senza alcun tipo di termine denigratorio nei confronti della ministra). Una azione di protesta politica nel totale rispetto delle norme di legge e che ciò nonostante è stata punita con la denuncia alla Digos di circa trenta partecipanti.
Grandemente contestato è stato l’intervento del direttore del Salone, Nicola Lagioia, chiamato in causa della Roccella per placare gli animi. La ministra, così come gran parte del suo organico, si è lamentata della debolezza e dei toni pacati con cui il direttore del Salone ha gestito la situazione. Secondo la ricostruzione di Lagioia (rintracciabile sul suo profilo Instagram) di fronte a una «protesta legittima» non ha potuto fare altro che limitarsi a creare per quanto possibile uno spazio di dialogo. Dopo svariati tentativi Lagioia ha constato la mancata volontà da parte de* attivist* di dialogare con la ministra e si è dunque allontanato dal palco, inseguito dagli insulti violenti della deputata Montaruli: «la contestazione è legittima con tutti i soldi che pigli? Vergognati!»
L’Articolo 21 della Costituzione tuttavia recita:
«Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.»
Per quanto possa dare fastidio alla deputata e a Salvini, che ha definito la manifestazione «una violenta contestazione», la protesta è uno degli strumenti della democrazia e ci si dovrà fare l’abitudine.
In merito alla mancata volontà de* protestant* di intrattenere un dialogo con la ministra cito l’intervento di Michela Murgia dello stesso giorno in risposta alla domanda di Gramellini.
Al seguente quesito di Gramellini: «Ma la democrazia non è anche ascolto e confronto? Perché la ministra ha detto a uno di loro “salite sul palco con me e parliamo”. Invece loro han detto “no, siamo venuti solo a contestarti.»
La Murgia risponde con un discorso di cui io riporto il nucleo, ma che è disponibile in versione integrale sul profilo Instagram della scrittrice:
«Se volevi il dibattito l’avresti fatto in un percorso di costruzione di quelle leggi [riferendosi alla leggi da poco modificate dalla ministra] e avresti trovato il modo di includere anche le posizioni conflittuali perché in democrazia la contestazione si fa prima delle leggi. Se prima fai le leggi e poi vuoi il dibattitto io mi sento un po’ presa in giro. Quindi capisco che la persone abbiano detto è troppo tardi per il dibattito.»
La Roccella, come ben sappiamo, nell’ultimo periodo attraverso l’emendamento di alcune leggi ha limitato di molto i diritti delle famiglie omogenitoriali, discriminando determinati individui in virtù di un modello etico e tradizionale di famiglia. La ministra è inoltre una delle promotrici del Family Day, contraria all’aborto, alla pillola abortiva, contro le unioni civili, contro il reato di omofobia, contro il divorzio breve, contro la procreazione assistita e la gestazione per altri.
Come correttamente ha sottolineato Michela Murgia, il comportamento della ministra è prova di un totale disinteresse verso il confronto e il rispetto di un pensiero divergente dal suo.
In merito alla questione Non una di meno riporta sotto un post del suo profilo IG le seguenti parole:
«Avremmo dovuto farli parlare? Crediamo che sia la ministra che l’assessore abbiano già tantissimi, troppi, palchi per darci dellə assassinə perché abortiamo o per istigare all’odio verso di noi in quanto persone lgbtqia+, che abbiano a disposizione strumenti legislativi, possibilità di finanziare le loro politiche, potere mediatico. Ci sembra che farli restare in silenzio per qualche ora sia nulla rispetto alla violenza che viviamo tutti i giorni a causa delle loro politiche, che non ci permettono neppure di curarci o di accedere a diritti fondamentali.
Per noi democrazia non è affatto far parlare chiunque e dare spazio anche ad opinioni lesive dei diritti, ma, anzi, riequilibrare l’abuso di potere che ogni giorno viviamo sulle nostre vite. […]
Siamo davvero inorriditə dalla facilità con cui si grida alla violenza pur di giustificare l’eccesso di repressione nei nostri confronti, ma gratə di tutta la vostra solidarietà. Ci siamo divertita, ci rivedremo presto, da qui non passerete!»
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