Cara Giulia: lettera a un’amica che non c’è più
Giulia Tramontano, 29 anni e al settimo mese di gravidanza, è l’ennesima vittima di femminicidio in Italia.
Ad ucciderla è stato il suo compagno, Alessandro Impagnatiello.
Impagnatiello ha prima colpito fatalmente la compagna con due-tre coltellate, poi ha tentato di darle fuoco, per poi decidere di seppellirla a Senago, dove Giulia è stata ritrovata, dietro ai box di una palazzina a via Monte Rosa, nei pressi della casa della coppia.
Dalle indagini, è risultato che Giulia avesse scoperto una relazione extraconiugale del compagno. Impagnatiello ha denunciato il 28 maggio alle autorità la scomparsa della compagna, e dalle indagini sono risultati più elementi sconcertanti. L’omicida ha inviato messaggi all’amica della compagna lo scorso fine settimana, quando Giulia era già stata uccisa.
L’omicidio era, inoltre, premeditato: Impagnatiello aveva cercato online informazioni su come uccidere e disfarsi di un corpo. Attualmente, l’uomo è indagato per omicidio aggravato, occultamento di cadavere ed interruzione di gravidanza senza consenso, ed è in carcere a San Vittore.
Cara Giulia, l’Italia si è risvegliata con la notizia della tua morte e del tuo bambino. Tua sorella Chiara, appena ha saputo che non rispondevi più a vostra madre, ha smosso mare e monti: sperava fino all’ultimo nel tuo ritrovamento, viva e sana. Tu non eri più tra noi, ma noi non lo sapevamo.
L’uomo che diceva di essere innamorato di te, ha messo fine alla tua vita e al bambino che portavi in grembo.
Quell’uomo che ti ha tradito, ha organizzato fin nel più piccolo dettaglio la tua uccisione, fingendosi una persona sconvolta per la tua sparizione, andando a denunciare la tua scomparsa.
Il tuo corpo è stato gettato come spazzatura, in un vicolo vicino a casa tua. Tutti si domandavano dove fossi, come avessi fatto ad arrivare fin lì… non solo i tuoi vicini ma anche gli inquirenti se lo domandavano. La comunità è sconvolta, come lo sono i tuoi cari.
Una donna dalla provincia di Napoli, che ha studiato all’Orientale di Napoli, fino ad ottenere un lavoro a Milano, dove eri felice di essere giunta ad una stabilità non solo economica, ma anche ad un trampolino per continuare la tua ascesa lavorativa.
Eri una donna felice e pronta ad accogliere il bambino che stavi portando dentro di sé.
Chi ti ha conosciuto si domanda come sia potuto succedere, a te che eri una donna con la testa sulle spalle, davanti alle difficoltà non ti sei mai rassegnata.
La tua Famiglia piange senza sapere la verità che si cela dietro a questa tragedia, che le ha portato prima di tutto via una figlia, sorella, e quel nipote che tanto aspettavano di abbracciare tutti.
La vita è stata crudele con te, nessuno si aspettava che Giulia, sentita fino la sera prima, dal giorno dopo non avrebbe più risposto, sorriso, salutato, abbracciato familiari, colleghi e amici .
Non ci sono parole per la tua scomparsa, fino alla fine come la tua famiglia speravo che fossi VIVA, ma vivrai nei cuori di tutti tuoi cari e di chi ti ha conosciuto.
La tua storia fa capire che si può morire per amore, ma non è amore quello dove una donna perde la vita o la libertà.
Spero che questa lettera giunga ad altre donne, che possano trovare la forza di ribellarsi prima di morire. Giulia, entrerai nel registro come vittima di femminicidio, un’altra vittima dove un uomo toglie la vita a una donna .
In molti in queste ore stanno evocando la pena di morte per il tuo compagno: non credo che sia la soluzione giusta, perché ucciderlo non ti farebbe ritornare in vita.
Il dolore lacera l’anima, il tempo ricuce le ferite, ma questo squarcio sarà troppo grande da richiudere.
Vola libera Giulia.
Angela Longobardi
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