Il Capitan Ovvio del 1500? È lapalissiano!
Non è raro che, durante una discussione, nel momento in cui non si hanno più argomentazioni per portare avanti la propria tesi, si finisca a dire delle ovvietà.
Al giorno d’oggi, chi compie un atto del genere viene additato come Capitan Ovvio, ma se vi dicessi che esiste un termine molto più forbito?
Jacques de La Palice è stato maresciallo di Francia a partire dalla fine del XIV secolo e, come si può evincere dal cognome, il termine “lapalissiano” ha una stretta correlazione con il militare. Prima di arrivare a capire il significato del termine, facciamo un passo indietro e ripercorriamone l’etimologia.
Grazie alle sue capacità e alla diplomazia che lo contraddistingueva, La Palice si conquistò l’onore delle milizie del suo tempo. Durante la sua attività, La Palice è stato visto protagonista in sanguinari scenari di guerra anche in Italia, soprattutto nella Repubblica di Venezia. Durante un’impresa a Pavia, avviene ciò che i soldati francesi più temevano: La Palice venne assassinato! Il fatto più eclatante è che l’assassinio non avvenne a cavallo, anzi, dopo la resa del maresciallo, questi viene brutalmente giustiziato.
Data la grave perdita, le milizie francesi rimasero sconvolte e desolate, tant’è che i soldati ben pensarono di scrivere una canzone in onore del loro superiore che per anni li guidò in battaglia. La strofa recitava così al momento della composizione:
Ahimè! La Palice è morto,
è morto davanti a Pavia;
Ahimè! se non fosse morto,
farebbe ancora invidia.
Nulla di strano fin qui vero? Beh, il problema sopraggiunse nel momento in cui la strofa fu riportata sulla tomba del soldato, dove, nella trascrizione dell’epitaffio, ovviamente in lingua francofona, si commise un errore grossolano. “Invidia” in francese si traduce con “envie“, molto simile ad “en vie“, cioè “in vita“.
Trascrivendo la seconda formula, ovvero “in vita”, l’epitaffio assunse l’aspetto di una frase banale, ovvia, in poche parole lapalissiana!
Leggiamo appunto sulla tomba del generale la seguente lode:
Ahimè! La Palice è morto,
è morto davanti a Pavia;
Ahimè! se non fosse morto,
sarebbe ancora in vita.
Nel momento in cui i seguaci di La Palisse intonavano questa canzone nella sua formula errata, iniziò a diffondersi l’uso del termine “lapalissiano” inteso come una verità che non ha bisogno di conferme logiche, così ovvia da far sembrare un beota chi la ribadisca. Il termine ha avuto sicuramente l’influenza del comune francese di Lapalisse, che tra l’altro fu il luogo natio del generale dell’ovvietà.
Per quanto sia poco usato, il termine fa parte del dizionario italiano e di quello francese e, almeno secondo me, ha un fascino particolare sia per la sua storia alle spalle, sia per l’armonia della pronuncia. Speriamo che il maresciallo non si sia offeso se, da mezzo secolo “diamo per scontato” il suo nome.
Giovanni Perna
Vedi anche: Complesso di Giocasta: tale madre, tale figlio!