Stelio Mattioni, il re ne comanda una: un mondo kafkiano triestino
La casa editrice Cliquot, pubblica il romanzo dell’autore triestino Stelio Mattioni, un autore che è stato lasciato nel dimenticatoio, per fortuna è stato recuperato, il re ne comanda una, un romanzo-favolistico surreale.
Cos’è il re ne comanda una se non un romanzo grottesco e ambientato in un luogo atemporale, in un microcosmo fatto di donne recluse e sottomesse, che non riescono a comprendere che non è quella la loro condizione da tenere.
Tutto ha inizio una notte a Trieste: una madre e moglie abbandona il tetto coniugale con le sue due figlie, lascia il marito ubriacone a causa dei suoi debiti e dei suoi vizi, e proprio a causa di questi debiti, chiede aiuto al suo creditore.
Tina si addentra in una strada dove tutto è silenzioso, in un luogo senza tempo, in quella via Valdirivo 16, con le sue due figlie che tiene per mano.
Si prostra alla casa di quell’uomo senza sapere che sarà peggiore di come viveva nella sua casa, e non per una delle sue figlie, che invece preferirà rimanere in quella casa ambigua e misteriosa.
L’harem aleggia in quella casa, donne che lottano fra di loro per ottenere un primato sul padrone, perché così si comporta Orlando, Lui, che non ha nessuna qualità eroica, se non quella di un uomo dispotico che detiene attraverso il carisma e la forza bruta prigioniere le sue ‹‹donne››.
Sembra non un labirinto ma un mondo incantato senza tempo, dove nessuno sa cosa succede, chi entra poi rimane e non vede il mondo esterno.
Valdirivo 16 subisce l’evoluzione: lo stato delle cose, lo stato dell’ordine prende una piega diversa quando arriva Tina, che è l’unica che riesce a ribellarsi, o almeno a far sentire la sua voce, a quel dispotico padrone.
Tutti la vogliono fuori da quella casa: mette in disordine lo stato ordinario delle cose, a partire dall’amante/direttrice di un misterioso laboratorio, che cerca di conservare il suo stato di amante.
I personaggi sono tutti ambigui e strani, che sembra di essere entrati in un mondo kafkiano.
A cominciare dallo Zio Massimo, uno che non subisce la punizione da parte del padrone ma che invece porta ad attentargli la vita con i suoi giochi di prestigio e con quell’immancabile fucile, la Vecchia-moglie che non riesce a non far niente se non avvertire la nuova arrivata di come funzionano le cose e quell’omino con il nome di uno stato Americano Pittsburg con la voce senza sesso, che non si riesce a capire se parteggi per il diavolo e per l’angelo.
Il re ne comanda una è un microcosmo in cui si percepisce il tempo non con l’uso degli orologi ma con il suono assillante del campanello. È una comunità con un capo che ha in scacco matto le sue donne operaie.
– Poiché in quella casa, diversa da tutte quelle che aveva conosciuto, dovevano essere più le cose che non venivano dette, di quelle che si dicevano, forse sarebbe stato sufficiente muoversi e parlare, parlare e muoversi, senza discutere-
È proprio la mancanza dell’orologio, della non concezione del tempo, che porta a farci capire che quelle donne si trovano prigioniere e alla merce di un uomo, riuscendo anche a metterle una contro l’altra.
Tutto deve andare come vuole lui e con la presenza di una chiave, riesce a tenerle sotto controllo, quella chiave che sembrerebbe lo scopo per raggiungere la libertà ma non è così.
La chiave rappresenta un oggetto ma anche l’Eros che porta quelle donne a scontrarsi, senza comprendere che quell’oggetto appeso al chiodo, presenta la condizione di donna che perde non solo la sua libertà ma anche il suo valore di donna.
La figura di Tina è di una madre oltre che donna, è madre che non pensa ad altro al benessere delle sue figlie ma quest’ultime non lo concepiscono, anzi, la grande si scontra con la madre e si lascia sedurre dagli eventi.
È la storia se non una favola intrappolata in un mondo di adulti, di una donna che lascia il marito con le figlie, che va a cercare aiuto al suo creditore pensando di riuscire a migliorare le cose, invece si ritrova a tirare fuori il suo coraggio materno e di donna, tesa a non sopportare i soprusi di quell’uomo, anche se in un secondo momento rimane affascinata.
Ecco che come in una tempesta, quando si arriva alla fine, il ruolo di madre le impone di tornare indietro.
Stelio Mattioni, scrive un mondo surreale a mo’ di favola e mettendo al centro una donna come Tina e con una prosa semplice e senza tempo.
Ma il re veramente ne comanda una?
Emilia Pietropaolo
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