Nilde Iotti, prima Presidente della Camera
Al secolo Leonilde Iotti, letteralmente “guerriera valorosa come un leone”, probabilmente già nel nome il padre aveva previsto un destino costituito da lotta e tenacia, donna combattiva e sempre vincente, una delle nostre madri Costituenti, oggi la ricordiamo così.
Usare tutti questi femminili, col governo odierno, sembra così strano, eppure c’è chi già negli anni ‘40 aveva capito quanto fosse importante il linguaggio di genere per il femminismo e per le pari opportunità.
Figlia di un ferroviere e sindacalista socialista, nel 1942 fu costretta a iscriversi al Partito Nazionale Fascista presso la Federazione dei Fasci Femminili di Reggio Emilia, condizione indispensabile per poter svolgere l’attività di insegnante pubblico. Concluse la sua esperienza professionale nel 1946.
Dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943 si avvicinò al PCI e partecipando alla Resistenza come staffetta porta-ordini, poi aderendo ai Gruppi di difesa della donna, formazione antifascista del PCI, diventandone un personaggio di spicco.
Fu eletta segretaria dell’Unione Donne Italiane di Reggio Emilia, nella primavera del 1946 entrò nel consiglio comunale della città di Reggio Emilia come indipendente nelle file del Partito Comunista Italiano.
Nel giugno dello stesso anno venne candidata ed eletta membro dell’Assemblea Costituente, nella quale fece parte della Commissione dei 75, incaricata della stesura della Costituzione.
Parallelamente nel 1946 iniziò la sua relazione con il Segretario Nazionale del PCI, Palmiro Togliatti, che durerà fino alla morte del leader comunista, nel 1964. La moglie Rita Montagnana era anch’essa Costituente e anche dopo la rottura con Togliatti venne eletta deputata. Dopo la guerra, il figlio Aldo cominciò a soffrire di disturbi psichici e fu perciò a lungo ricoverato, morendo infine a Modena nel 2011.
Iotti e Togliatti insieme chiesero e ottennero l’affidamento di una bambina, Marisa Malagoli, sorella minore di uno dei sei operai uccisi a Modena da agenti della Celere il 9 gennaio 1950, nel corso di una manifestazione operaia.
Nel corso della sua relazione subì insulti e maldicenze, anche da parte del suo stesso partito, ma non si è mai abbattuta, restando coerente con le sue idee come afferma in questa intervista con Enzo Biagi:
“Io mi sono assunta le responsabilità dei miei sentimenti e sono in pace con la mia coscienza. Non dovrebbe bastare questo per avere il rispetto della gente? Io lotto per essere solo ciò che sono. Col mio nome e cognome. Con i miei meriti pur modesti che siano. Completa. Non a metà. E non voglio essere costretta a scegliere tra il sentimento e la politica.”
Fu membro della Commissione Affari Costituzionali, incentrando la sua attività sulla rilevanza del ruolo femminile nel mondo del lavoro e delle relazioni familiari. Negli anni successivi il suo impegno principale risultò essere la riforma delle norme civili, quali l’introduzione del divorzio nell’ordinamento giuridico e nel successivo mantenimento attuato col referendum abrogativo del 1974.
Rieletta nel 1948 alla Camera dei deputati, sedette tra i banchi di Montecitorio ininterrottamente sino al 1999 e per lungo tempo ne presiedette l’Assemblea: venne infatti eletta Presidente della Camera dei deputati per tre volte consecutive, l’ultima delle quali il 2 luglio 1987, ricoprendo così quella carica per quasi tredici anni, dal 1979 al 1992. Nessuno nella storia d’Italia ha ancora raggiunto il suo primato.
“Il pensiero cattolico è qualcosa che conta. I cattolici non li considero nemici, li considero solo avversari sul piano politico.”
Rinunciò a tutti gli incarichi il 18 novembre 1999 per gravi problemi di salute. La Camera dei deputati accolse le sue dimissioni con un lunghissimo applauso: Giorgio Napolitano, suo vecchio compagno di partito, scrisse nell’occasione una lettera pubblica. Egli tornò a ricordare la Iotti nel 2006, nel discorso pronunciato alle Camere durante il giuramento per la Presidenza della Repubblica:
“E ancora, abbiamo da contare – mi si lasci ricordare la splendida figura di Nilde Iotti – sulle formidabili risorse delle energie femminili non mobilitate e non valorizzate né nel lavoro né nella vita pubblica: pregiudizi e chiusure, con l’enorme spreco che ne consegue, ormai non più tollerabili.”
Nilde Iotti morì pochi giorni dopo le sue dimissioni, il 4 dicembre 1999, all’età di 79 anni, per arresto cardiaco. I funerali di Stato furono tenuti con rito civile secondo sue disposizioni.
Lucia Russo