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Amore in polistirene
Ci davamo appuntamento al solito posto, la finestra della mia cucina era la tua porta del cuore.
Consumavamo un amore in polistirene, era bello da nudi ma distruttibile e nient’altro che polvere. Accartocciati come fogli di giornale con i soliti vorrei riciclati, la nostra era un’intuizione d’interesse.
Io ti aspettavo come quando fosti il primo a toccarmi. Non ho mai avuto pazienza, la mia era solo una giovane franchezza di intenti. Capivo di essermi persa e con te non riuscivo a trovarmi.
Sdraiati l’uno sull’altro chiedevamo a noi stessi di amarci, sudando pensieri, quelli più sporchi per Dio, e nell’affanno di certi rimpianti le parole non reggevano in piedi l’amore che provavi a insegnarmi.
Mi fu chiaro che avrei atteso ancora, aspettando il giorno in cui saresti arrivato ma in una città dove non c’è mai fretta, in un paese nuovo dal sole stanco, in cui il tempo è un concetto e tu sei un’ora sconosciuta.
Foto di Giovanni Allocca, didascalia di Serena Palmese