Quando il potere fa rumore: Miroslava Breach
Giornalista d’inchiesta nella grande scacchiera del Messico, ha cercato di raccontare i patti segreti tra i narcos e la politica.
Il mestiere del giornalista non è mai cosa semplice. Quando la ricerca della verità ti porta ad investigare su strade insicure e terribilmente pericolose c’è bisogno di un enorme quantità di consapevolezza e coraggio, soprattutto quando queste strade si trovano in Messico.
Nel Paese centrale del continente americano c’è ancora in atto una guerra sanguinosa che vede contrapposti i cartelli della droga, i cosiddetti narcos, e il governo messicano. La situazione è degenerata da quando l’allora Presidente Felipe Calderón dichiarò, durante i suoi primi giorni di presidenza, la guerra ai cartelli della droga.
Da allora il Messico è diventato uno dei posti più pericolosi del mondo, con un tasso di morte giornaliera spaventoso e che in 17 anni di guerra interna ha visto più di 360.000 omicidi, senza contare il fenomeno dei desaparecidos, che aggiunge al macabro conteggio più di 79.000 persone scomparse dal 2006.
Una violenza inaudita e incontrollata, che rende il Messico, tra le altre cose, uno degli Stati dove raccontare ciò che avviene può costarti la vita.
Lo sapeva molto bene Miroslava Breach nata il 7 Agosto 1962 a Chínipas, piccola città nello stato federale di Chihuahua, giornalista che scriveva articoli per il giornale nazionale La Jornada e per altre testate locali con lo pseudonimo di Don Mirone.
Miroslava è stata uccisa con otto colpi di pistola il 23 Marzo 2017 mentre era in macchina ad aspettare il figlio per accompagnarlo a scuola.
Un’esecuzione in piena regola.
Nei suoi articoli la giornalista messicana portò alla luce tantissimi eventi e notizie molto gravi sulla complicità consolidata tra la politica messicana e i cartelli della droga, e su come questi ultimi usavano i loro proventi dal traffico illecito di sostanze e la brutale violenza per corrompere ed indirizzare a loro favore le politiche locali, e di come usurpavano territori del popolo indigeno costringendo la popolazione a lavorare forzatamente nei campi destinati alla coltivazione di cocaina e papavero.
In particolare, la sua inchiesta pubblicata sul La Jornada ha rivelato come vari gruppi criminali, tra cui i Los Salazares, hanno stretto forti legami con alcuni esponenti di partiti nazionali per candidare alle elezioni comunali direttamente parenti e persone vicine ai cartelli, come nel caso di Chínipas, dimostrando a tutti che il livello di corruzione del sistema politico ed amministrativo dello stato di Chihuahua era altissimo.
A dimostrazione della veridicità del lavoro di Breach, per il suo omicidio è stato condannato a 50 anni di reclusione Juan Carlos Moreno Ochoa, detto “El Larry”, sicario del cartello dei Los Salazares, e l’ex sindaco di Chínipas Hugo Amed Schultz per complicità diretta nell’omicidio.
Nonostante l’infinita mole di minacce e pressioni subite dai narcos, Miroslava ha continuato a combattere contro le ingiustizie e le violenze che da tempo dissanguano il suo Paese, e purtroppo ne ha pagato il prezzo più alto.
Luca Grassi
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