Ed Gein, il serial killer che ispirò Hitchcock
Dal romanzo di Robert Bloch al capolavoro di Alfred Hitchcock, Psyco ha cambiato la storia del cinema, un vero e proprio classico senza tempo.
La pellicola ha stabilito le regole-base dei futuri psycho-thriller del cinema, ponendosi come modello da cui trarre ispirazione; ma qual è la storia vera che si cela dietro alla celebre opera del maestro del brivido?
L’horror unito all’orrore psicologico ed emotivo della psiche deviata del protagonista catapulta lo spettatore in una visione delirante della realtà: quella del serial killer Ed Gein arrestato nel 1957. Le forze dell’ordine trovarono in casa sua – prontamente ribattezzata la casa degli orrori – corpi femminili mutilati, un corpo decapitato con la testa pronta per essere offerta come un trofeo e numerosi segni di una personalità molto disturbata.
Chi era Ed Gein?
Edward Theodore Gein, detto Ed nacque a La Crosse il 27 agosto del 1906. Il padre era alquanto violento e alcolizzato, mentre la madre ha dovuto crescere i figli in totale isolamento, tra la scuola e la loro vita lavorativa relegata in una fattoria.
Inoltre la madre, luterana e fanatica religiosa, aveva trasmesso ai figli il concetto dell’innata immoralità del mondo, l’odio verso l’alcolismo e che tutte le donne (esclusa lei) fossero prostitute e strumenti del diavolo; per non parlare del sesso, concesso soltanto con il fine di procreare. A dieci anni Gein provò un orgasmo vedendo i suoi genitori macellare un maiale; un’altra volta, sorprendendolo mentre si masturbava nella vasca da bagno, la madre gli afferrò i genitali chiamandoli la “maledizione dell’uomo” e lo immerse nell’acqua bollente per punirlo. Quella di Ed Gein è stata un’infanzia disfunzionale e traumatica. Vittima di bullismo per il suo fisico esile e per il suo atteggiamento timidio ed effeminato, nonché noto per le sue risate senza motivo nelle conversazioni serie.
I delitti di Plainfield
Nel 1957 la commessa di una drogheria di nome Bernice Worden sparì nel nulla. Il figlio della donna, il vicesceriffo Frank Worden, entrò nel negozio verso le 17 e trovò il registratore di cassa aperto e le macchie di sangue sul pavimento; dichiarò agli investigatori che Ed Gein era stato nel negozio la sera precedente la scomparsa della madre e che era ritornato la mattina successiva per un gallone di antigelo. La sera stessa Ed Gein fu arrestato in una drogheria di West Plainfield e la sua casa fu perquisita. Un vicesceriffo della contea di Waushara scoprì il corpo decapitato di Bernice Worden in un capanno nella proprietà di Gein: “squartata come un cervo”.
In casa trovarono un’incredibile mostra dell’orrore umano, tra frammenti e ossa integre, teschi sulla testata del letto di Ed, la maschera creata con il viso di Mary Hogan in un sacchetto di carta, pelle umana usata come tappezzeria per lampade e sedie, calotte craniche trasformate in ciotole, etc. Addirittura Ed Gein rivelò di avere dissotterrato una donna di mezza età che somigliava molto a sua madre, di averne portato il cadavere a casa e di averne lavorato la pelle per farne manufatti. Fece quaranta visite notturne al cimitero, ammettendo di aver rubato persino delle tombe. Gein fu considerato sospettato anche in molti altri casi irrisolti nel Wisconsin, quali la scomparsa di una babysitter di La Crosse, Evelyn Hartley, nel 1953.
Molto probabilmente alcuni hanno pensato che Gein sperimentasse anche una forma di necrofilia, ricavando piacere sessuale dai cadaveri mutilati, ma l’uomo negò sempre di aver avuto rapporti con i cadaveri riesumati, perché avevano un cattivo odore. Il 20 marzo 1958, mentre Gein era in detenzione, la sua casa bruciò: si ipotizzò che l’incendio fosse doloso ed egli commentò solo così: “è meglio così”. Gein venne rinchiuso in un manicomio criminale perché giudicato infermo di mente e quindi non in grado di sostenere un processo. Morì in ospedale per complicazioni legate al cancro nel 1984.
La storia tetra di Ed Gein ha avuto un impatto molto notevole sulla popolazione americana, tanto di divenire fonte di ispirazioni per scrittori e registi. Una realtà cosi lugubre da poter immaginare come pura finzione, ma in questi casi, niente è più reale, viscerale.
Marianna Allocca
Vedi anche: Il profiling: nella mente di un serial killer