Khaled El Qaisi attende giustizia
Khaled El Qaisi è un giovane ricercatore e studente universitario di Roma. Il 31 agosto si trovava al confine con la Giordania, insieme a sua moglie e a suo figlio di 4 anni, di ritorno in Italia dopo aver fatto visita alla sua famiglia palestinese. Ad un certo punto, durante il controllo dei documenti, però, è stato portato via dalle forze dell’ordine israeliane, senza nessuna spiegazione.
Attualmente si trova ancora in un carcere a pochi km da Tel Aviv, senza alcuna possibilità di comunicare con il proprio avvocato e difendersi. Contro di lui non c’è alcuna accusa formale, mentre la sua famiglia continua a non capire per quale motivo sia stato arrestato.
Khaled, però, non è l’unico. Attualmente, infatti, ci sono circa 5mila prigionieri politici palestinesi nelle carceri israeliane. Di questi, più di mille senza alcun capo d’accusa. Essere segregati in una cella, senza poter difendersi e senza sapere nemmeno per quale motivo si è stati incarcerati è una totale sottrazione dei diritti fondamentali. Il governo italiano, tuttavia, non si è ancora espresso sull’argomento.
Lo scorso 14 settembre la sua custodia cautelare è stata rinnovata per un’altra settimana, mentre sua moglie ha fatto sapere che il console italiano in Israele gli ha fatto visita, affermando che sta bene, pur essendo stanco a causa dei continui interrogatori a cui è sottoposto.
Khaled è, probabilmente, l’ennesima vittima innocente di una durissima repressione ai danni dei palestinesi. Attualmente, Amnesty International e altre fonti di informazione parlano di un vero e proprio apartheid perpetrato dalle autorità israeliane.
Il conflitto arabo-israeliano affonda le sue radici nel 1947, data in cui è stato fondato lo Stato di Israele. Da allora, la convivenza tra le due popolazioni è stata molto difficile. Tra il 1948 e il 1973 ci sono state tre guerre arabo-israeliane, mentre nel 1974 è nata l’Organizzazione per la liberazione della Palestina, che rivendica la sovranità dei territori della Cisgiordania e della striscia di Gaza.
Mentre lo stato d’Israele viene riconosciuto come una democrazia, persone di ogni età vengono sequestrate e sottoposte a torture, arrivando a perdere la vita poiché non in accordo con l’autorità israeliana. Nei villaggi e nelle città palestinesi avvengono veri e propri raid, mentre la detenzione amministrativa viene utilizzata per incarcerare persone senza nessun tipo di accusa, servendosi di semplici sospetti.
Si attendono novità sul caso di Khaled El Qaisi, tanto che è nato un comitato per la sua scarcerazione, che sta chiedendo a gran voce al governo di intraprendere azioni diplomatiche affinché possa tornare a casa al più presto.
Stefania Berdei
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