La Milano Fashion Week non copre le ferite
La Milano Fashion Week Primavera Estate 2024, appena conclusa, si è aperta con l’evento benefico I/DEAL – Breast Cancer Fundraising Fashion Show nel quale hanno sfilato donne che hanno affrontato il tumore al seno.
A ideare la sfilata, è stata l’organizzazione no profit Cancer Culture, chiamando a partecipare, alla creazione degli abiti, firme note del panorama stilistico internazionale, fra cui ActN°1, Andrea Adamo, Cormio, Federico Cina, Marcello Pipitone, Marco Rambaldi, Tokyo James e Vitelli.
Patrocinata dalla Camera Nazionale della Moda Italiana, con il supporto del Camera Moda Fashion Trust, la sfilata ha segnato il debutto in Italia della ONG americana, fondata da pazienti affetti da cancro al seno, che organizza eventi di questo tipo dal 2017.
Gli obiettivi sono sia la sensibilizzazione verso il tumore al seno, sia la raccolta fondi a favore di fondazioni che si occupano di ricerca: in questo caso, la Fondazione Ieo-Monzino e la Fondazione Piemontese per la Ricerca del Cancro.
Martedì 19 settembre, Milano ha voluto inaugurare la settimana più glamour dell’anno con un evento che ha messo al centro non solo le donne, sempre più spesso menzionate quasi esclusivamente come vittime di violenze e abusi, ma anche la malattia, associando alla moda, generalmente considerata come una passione frivola, in cui l’abbellimento esterno dimentica la sostanza, il cancro, una malattia che logora dentro e fuori, togliendo ogni spazio alla spensieratezza.
Le donne chiamate a sfilare, l’hanno fatto su una passerella gremita di occhi che le osservavano, fissandosi sui loro corpi e sulle loro cicatrici. Queste donne coraggiose, che negli scorsi anni hanno affrontato molto più di qualche sguardo indiscreto, si sono esposte al giudizio degli altri e non ne hanno avuto timore.
Nel Foyer dell’Aula Magna dell’Università Bocconi, si sono mostrate belle, percorrendo la passerella, non come guerriere invincibili, ma come esseri umani che portano, incisi sulla pelle e nella memoria, i segni della paura e della resistenza.
“Quest’evento è un’occasione per celebrare la vita e ricordarci che il cancro non definisce il paziente – ha detto Beth Fairchild, Presidente di Cancer Culture – Portando un messaggio di speranza alla comunità, attraverso questo progetto ambiamo a aumentare la consapevolezza, ispirare il cambiamento e far luce sulla realtà della malattia”.
Il centro dell’evento è l’importanza della prevenzione, invito a chiunque a prestare attenzione al proprio corpo: la stessa cura che si presta al proprio lavoro, alla propria famiglia, ai propri animali domestici, alla palestra o alla spesa, senza trascurarsi.
Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, presidente della Fondazione Ieo-Monzino: “La prevenzione fa la differenza, queste donne sono qui grazie alla diagnosi precoce”.
E lo dimostra Martina, oggi ventinovenne, che si è ammalata di carcinoma mammario a 25 anni: “Sono felice di essere qui per testimoniare l’importanza della prevenzione: le diagnosi precoci salvano la vita!”.
E lo dimostrano le storie di chi ha scelto di non sottoporsi a un intervento di ricostruzione del seno, mostrandosi fiera in passerella, o di chi ha coperto la protesi, con accessori e vestiti, portando davanti ai presenti, commossi, il volto della rinascita e della speranza, con la stessa fierezza.
Non la malattia, la rassegnazione e la sofferenza al centro dell’iniziativa, bensì la consapevolezza, la determinazione, l’importanza del tempo e della vita stessa.
Stefania Malerba