Ti ricordi il 2020?
Nell’arco di pochissimi mesi abbiamo dovuto imparare a mettere in pausa le nostre vite, come a metterle in una teca di vetro e aspettare. Aspettare mentre guardi la tua vita scorrere come poter guardare il proprio figlio soltanto attraverso una finestra perchè positivi e bloccati in camera.
Tra occasioni perse nel flusso dei giorni sempre uguali, amori che si spengono perchè incapaci di bruciare secondo i loro ritmi, amici o parenti improvvisamente persi e neanche potuti piangere normalmente per quello che doveva essere un semplice raffreddore.
Ciò che resta di quei giorni è soltanto qualche mascherina dimenticata nella tasca di una giacca e qualche nuova consapevolezza come magra consolazione.
Ciò che resta è la nostra vita col suo tempo, la certezza che il mondo prima è oramai andato e ci troviamo nel post apocalisse. Viviamo ora tra macerie emotive che ci ricordano chi siamo stati e cosa abbiamo accettato in passato, cercando di ricostruire partendo da esse, la propria vita.
Che sia una giusta e dignitosa opportunità salariale, una vita amorosa più piena, quegli studi mai iniziati o interrotti, quel viaggio programmato e mai prenotato: siamo noi gli uomini tra quelle rovine.