Vespe morte nei fichi? Parliamo di mutualismo obbligato
Il fraintendimento è dietro l’angolo, specie quando leggiamo una correlazione tra il nome di un insetto e un alimento che addolcisce il nostro palato durante la stagione estiva, ossia il fico.
È errato credere che si ingeriscano vespe morte al suo interno, si tratta di un mutualismo obbligato che spiegato risulta molto più naturale di quanto sembra.
Per comprendere meglio ciò che abbiamo introdotto, è necessario chiarire sul punto di partenza che il fico non è un frutto bensì un fiore; quindi, si tratta del processo di impollinazione.
I fichi vengono impollinati grazie ad un imenottero, noto alla scienza come Blastophaga psenes e conosciuto al resto della popolazione come Vespa dei fichi ma, niente paura, il nome trae in inganno. Non è l’insetto da cui solitamente scappiamo non appena ci ronza intorno.
La famiglia dei Chalcidoidea è quella a cui appartiene la Blastophaga psenes, la cui specie nel maschio e nella femmina si mostra in modo differente: è presente un netto dimorfismo sessuale nel quale la femmina possiede le ali mentre il maschio è attero, ne è privo; però, in compenso presenta un apparato boccale molto sviluppato e l’ultimo segmento dell’addome si mostra estroflettibile.
Queste caratteristiche svolgono un ruolo preciso nell’impollinazione del fico.
Tra la B. psenes e la pianta di fico si instaura un rapporto di mutualismo obbligato specie-specifico in cui l’impollinazione di questa pianta è possibile se esclusivamente dipesa dagli insetti di questa specie.
La femmina di Blastophaga, già gravida, entra nell’infiorescenza chiusa di caprifico mediante un piccolo foro chiamato ostiolo.
“Cos’è il caprifico?”: è una delle due forme botaniche del fico che contiene sia fiori maschili che femminili e nel ciclo di caprificazione fa da inseminazione; mentre, l’altra forma detta “edule” ha soltanto fiori femminili che ricevono il polline dalla Blastophaga.
Chiarito questo punto, continuiamo la spiegazione di questo processo dicendo che la femmina di Blastophaga depone le uova all’interno dell’infiorescenza, le stesse che una volta schiuse daranno vita a delle larve intorno alle quali si formerà una sporgenza simil-tumorale (chiamata galla) della pianta che isolerà i parassiti, fungendo così da barriera protettiva.
Successivamente la larva potrà diventare un insetto maschio oppure femmina, in base a ciò seguirà uno sviluppo totalmente diverso poiché se questo si rivelerà femmina resterà chiuso ancora per un po’ di tempo all’interno della galla, diversamente dal maschio che sarà pronto ricercare le femmine di Blastophaga per fecondarle… “come?”: con il suo apparato boccale che romperà le galle nelle quali sono rimaste rinchiuse.
Dopo di ciò, il maschio di Blastophaga morirà.
Questo non equivale a ritrovarci all’interno del fico un insetto morto, attenzione!
Le femmine di Blastophaga feconde, nel momento in cui le galle che le “imprigionavano” vengono rotte, si muovono tra i fiori maschili e femminili sporche di polline per cercare le infiorescenze di fico edule al fine di deporre le uova.
L’ingresso all’interno del fico edule dovrà avvenire tramite l’ostiolo che renderà difficile e faticosa l’entrata, comportando una mutilazione delle ali e delle antenne.
Una volta dentro, la femmina non riuscirà a deporre le sue uova visto che si ritroverà incastrata tra i fiori femminili, i quali verranno fecondati comunque dal polline presente sulla superficie del suo corpo mentre questa morirà e si scioglierà in un composto proteico.
È così che questo processo ciclico tocca una fine. Dagli ovari dei fiori femminili impollinati si svilupperanno dei frutti: gli acheni che rendono dolce questo frutto, adatto anche per preparare ottime ricette grazie al suo sapore delicato.
Alessandra Lima
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