Torneo di Fisica 2023: cronache di un docente italiano in Pakistan
Si è da poco concluso in Pakistan l’International Young Physicists’ Tournament (IYPT), la coppa del mondo di fisica che vede studenti delle scuole secondarie di varie nazionalità sfidarsi in un ambiente che ricrea il mondo della ricerca scientifica e i processi di presentazione e discussione dei risultati ottenuti.
L’evento, durato una settimana, tira le fila di un lavoro d’indagine scientifica effettuato dai 150 partecipanti nell’arco di un anno circa, con l’obiettivo di sperimentare ed elaborare teorie a partire da un problema senza una specifica risposta. E quest’anno, per la prima volta in trentasette anni, un docente italiano ha fatto parte della giuria del prestigioso torneo.
Si tratta del professore Raffaele Campanile, laureato magistrale in Fisica Teorica, dottore di ricerca in Fisica, il cui lavoro gli ha permesso di viaggiare molto, tra Stati Uniti, Giappone e Portogallo, prima di mettere radici in un liceo di Ischia, dove insegna matematica e fisica dal 2022.
Dedito a progetti che operano nel sociale, come Scavengers of the sea e Scienza e Scuola, il professor Campanile mette la sua passione per la scienza al servizio dei ragazzi e della comunità scolastica, un impegno che l’ha portato a ottenere l’incarico di formare un team italiano per la partecipazione ai mondiali di fisica del 2024 che si terranno a Budapest, in Ungheria.
Scopriamo insieme a lui qualcosa in più sul torneo e sull’ambiente scientifico ad esso collegato.
Com’è stato far parte della giuria dell’International Young Physicists’ Tournament? Cosa porti con te di questa esperienza?
È stata un’esperienza straordinaria: la definirei impegnativa, stimolante e divertente. Ho avuto la possibilità di vedere il mondo della fisica attraverso la prospettiva di giovani menti provenienti da ogni angolo del pianeta. Dal punto di vista lavorativo, è stato sorprendente osservare come i partecipanti abbiano affrontato problemi di fisica complessi con creatività, intuizione e competenza.
Ho avuto l’opportunità di valutare e discutere le loro soluzioni, vedere come applicavano i principi fondamentali della fisica alle situazioni del mondo reale e come si confrontavano tra loro in un’atmosfera di competizione sana. Per me è stato come essere in un grande laboratorio di ricerca e didattica. Ho imparato tanto sui diversi approcci scientifici messi in atto dagli studenti dei vari Paesi. E non solo: ho apprezzato lo spirito di collaborazione, il rispetto reciproco e le notevoli capacità di comunicazione che hanno dimostrato.
Sei stato il primo italiano a far parte della giuria e, ad oggi, l’Italia non ha mai partecipato alla competizione. Come mai?
Questa è la stessa domanda che mi ha posto il comitato organizzativo di IYPT. È una questione interessante, e devo ammettere che non conosco le ragioni per cui il nostro Paese non sia mai riuscito a partecipare al torneo. Del resto, partecipare richiede tanto impegno, sia da parte degli studenti che del team che li supervisiona. Noi siamo disposti a mettere in campo tutte le risorse necessarie per concretizzare il progetto.
Come sono stati selezionati i partecipanti al torneo? E cosa c’è in ballo per loro in caso di vittoria?
La selezione varia da Paese a Paese. Generalmente, ogni nazione organizza il proprio torneo di qualificazione nazionale per determinare i rappresentanti che avranno l’opportunità di partecipare alla fase internazionale del torneo. Questo modus operandi consente di garantire una rappresentanza equa e di qualità da parte di ogni Paese partecipante, ma richiede un’organizzazione scrupolosa e una buona disponibilità di risorse. In Italia, cercheremo di implementare negli anni un sistema di selezione simile, attraverso un torneo di qualificazione nazionale, ma ci vorranno tempo, lavoro e un contributo da parte di altre associazioni e istituzioni. Inizialmente le procedure per candidarsi potrebbero essere più snelle, per poi diventare più strutturate in futuro.
Per quanto riguarda la posta in palio, oltre a una medaglia e un trofeo, vincere il torneo internazionale rappresenta un riconoscimento significativo delle competenze e della dedizione degli studenti. La vittoria, o un buon piazzamento, possono avere un impatto positivo sul loro futuro accademico e professionale, in quanto menzionate nel loro curriculum vitae e viste come un grande successo personale e di squadra.
Tuttavia, è importante sottolineare che la partecipazione stessa al torneo è un’esperienza straordinaria e formativa. Anche se un partecipante non dovesse vincere, il processo di preparazione e la partecipazione al torneo offrono opportunità di apprendimento uniche.
Ti è stato affidato il compito di formare una squadra di studenti e collaboratori per il torneo che si terrà a Budapest nel 2024. Quali sono le competenze che cercherai per i membri del team?
È una responsabilità importante e richiede una selezione accurata dei membri del team. Non si tratta solo di reclutare gli studenti ma anche i supervisori che li seguiranno nella risoluzione dei problemi. La sfida lanciata da IYPT è molto impegnativa: agli studenti viene chiesto di risolvere problemi complessi che richiedono consulenza di docenti esperti in materia e soprattutto l’utilizzo di laboratori di fisica in cui mettere alla prova le loro intuizioni. Per quanto riguarda i supervisori, cercherò, con l’aiuto di Scienza e Scuola, di reclutare personale docente e universitario come insegnanti, dottorandi, ricercatori e professori universitari con entusiasmo e capacità didattiche. Le competenze che cercherò nei membri del team di studenti includono una combinazione di abilità scientifiche, comunicative, di gruppo e un impegno genuino verso il progetto.
Si parla ormai da anni di “Fuga di cervelli”, soprattutto per quel che concerne l’ambito scientifico. Pensi che si possa fare qualcosa per le future eccellenze italiane affinché non sentano l’urgenza di portare il loro sapere altrove?
Questa è indubbiamente una questione complessa e multifattoriale, ed è difficile dare una risposta che copra tutte le situazioni e le prospettive. Tuttavia, posso condividere alcune riflessioni personali al riguardo. Anzitutto, voglio sottolineare che continua a esserci una narrazione che colpevolizza i giovani rei di non aver voglia di lavorare o che scappano dal Paese dove sono cresciuti. Io parlerei di più di un Paese in fuga dalle proprie responsabilità, cioè quelle di garantire ai giovani la possibilità di esprimersi attraverso il lavoro. L’Italia è un Paese di anziani, lo dimostrano i dati anagrafici, e sempre più per anziani come emerge dalle politiche attuate. Dare spazio ai giovani, ascoltarne le esigenze, dargli l’opportunità di ricoprire ruoli di rilievo, condividere le loro priorità. Questi dovrebbero essere gli imperativi.
Non mi stupisce che nonostante l’entità del fenomeno non sia stata svolta alcuna analisi istruzionale con l’obiettivo di identificarne le cause. Una di queste potrebbe risiedere nell’importante gap economico tra i salari offerti ai neolaureati, a causa del quale in Italia è molto difficile raggiungere l’indipendenza economica. Purtroppo, agli sforzi e agli investimenti attuati per laurearsi non fa seguito, spesso, una soddisfazione professionale ed economica.
Avendo a che fare con i giovani, qual è secondo te il migliore approccio per far appassionare anche gli studenti più “lontani” dalle materie scientifiche?
Penso che nessuno sia lontano dalle materie scientifiche per natura, si tratta di trovare il giusto approccio. Da un lato, provo a far comprendere che la matematica e la fisica sono utili e possono rendere cittadini migliori. Spiego loro come la conoscenza scientifica può essere applicata per risolvere problemi quotidiani e migliorare la qualità della vita. Dall’altro, insegno loro che lo studio delle scienze è una chiave d’accesso alla comprensione e alla valorizzazione della bellezza del mondo. Questo può includere osservare fenomeni naturali o eseguire esperimenti che mostrano i principi scientifici alla base di eventi quotidiani. L’obiettivo è far emergere la curiosità naturale degli studenti e stimolare il loro senso di meraviglia verso il mondo che li circonda. L’approccio scientifico alla realtà ci dona nuovi occhi per apprezzarla a pieno.
Claudia Moschetti
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