Vittoria De Felice, quote rosa e sessismi vari
«Sono una ragazza napoletana di 33 anni che vive a Trento da 8 anni, praticante avvocato penalista ed attivista nel Partito Democratico, un partito che ho scelto da giovanissima con l’ingresso nei giovani democratici.
Ho ricoperto il ruolo di rappresentante alla legalità nel comune di Portici nella giovanile e svolgevamo molte attività sul territorio.
Anche all’università sono stata attiva politicamente presso la facoltà di giurisprudenza della Federico II, sono stata anche candidata al consiglio di ateneo con la lista RUN (Rete Universitaria Nazionale), poi al Forum dei Giovani presso il Comune di Portici e come consigliere al Comune di Portici».
Vittoria si presenta così, quando le chiedo qualche informazione in più sulla sua formazione.
Molti giornali l’hanno definita “bombastica, sinuosa, con scollatura provocante”, dimenticandosi di chi è, etichettandola quale “bella donna con super tette”, un accessorio politico, nella politica.
Io Vittoria la conosco solo tramite qualche telefonata, mi ha chiamata in un pomeriggio di settembre, si era ricordata di quando il nostro magazine le aveva mostrato solidarietà nel bel mezzo di una discussione mediatica su quanto fosse bona. Eravamo stati tra i pochi a dare un peso a quelle parole, a dare un cenno rispetto verso un essere umano piuttosto che verso un oggetto della politica.
Così mi ha chiamata e mi ha chiesto di parlare, l’ho ascoltata, le ho esposto le mie idee: oggi non voglio parlare di politica, ma di sessismo, che poi con la politica fa un mix letale.
«La mia strada poi mi porta a Trento, mi sono trasferita per completare i miei studi di giurisprudenza, in principio mi sono trovata benissimo. Ma dopo aver rinnovato la tessera del partito democratico sono iniziati i problemi, anche perché hanno deciso di candidarmi come quota rosa nel PD presso la città di Trento. I miei problemi iniziano proprio da lì»
Quota rosa? Le chiedo.
«Quota rosa.
Purtroppo, nei partiti si usa questa espressione molto triste per indicare le donne in completamento di lista. Giusto per mostrare prima al partito e dopo alla loro coscienza che hanno rispettato le pari opportunità».
Michela Murgia, in un’intervista a “Muschio Selvaggio”, il podcast condotto da Fedez e Luis Sal, raccontava di quanto il patriarcato avesse effettivamente un ruolo per noi donne. Abbiamo un ruolo rilevante come figlie del patriarcato, come supporters del maschilismo, allora sì che siamo ottime coinquiline nello scenario sociale e politico.
Ed ecco che Vittoria diventa quota rosa, non tanto insignita del ruolo politico per il fatto di essersi spesa, di essersi formata e di avere la voglia di cambiare tramite lo strumento democratico, quanto per essere donna, giovane, bella, femminile.
Eh già, perché le donne in politica possono essere solo uno stereotipo, magari lesbiche, con i capelli corti, trasandate, caste, senza vita sociale e se interrompono quello schema, se una sera ballano e postano un video come Senna Marin, è sconvenevole. Non si fa, siamo signorine.
Eppure, io mi ricordo di Arcore, mi ricordo di balletti TikTok e anche di feste nei locali esclusivi della Milano Marittima bene, mi ricordo degli articoli che uscivano e in nessuno di quelli, in nessuno si accennava all’essenza umana della persona implicata. Sempre in punta di piedi, sempre con captatio benevolentiae, onde evitare di esagerare.
Allora perché con Vittoria ci si è dati al giudizio? Perché il suo aspetto ha sorpassato totalmente la Vittoria persona?
Ci vogliamo davvero pensare così tanto?
Di Vittoria, oggi, non ci interessa il percorso politico, non ci avviciniamo alle sue idee, non ci confrontiamo con quello che ritiene essere giusto all’interno del mondo politico. Di Vittoria non ci importa come politica, oggi, ma ci interessa la donna:
«Resto un’attivista, ho degli ideali di libertà e democrazia, credo nell’indipendenza femminile e nelle reali opportunità che si possano a dare a tutti e tutte».
Diamole un’opportunità di mostrarsi per quello che è, una donna che si muove a fatica nel suo spazio di manovra, come tante altre che faticano e scalciano perché il mondo le ritiene troppo polemiche, troppo sinuose, troppo scollate, troppo belle, troppo magre, troppo brutte. Diamole l’opportunità di non sentirsi a disagio con se stessa per come si mostra, anzi, non diamole nessuna opportunità: apriamolo questo lucchetto inutile, rompiamo la catena che ci vede avvolte dal giudizio altrui perché donne. Non facciamo in modo che la donna come donna debba continuare a lottare per essere ciò che desidera, a prescindere da come lo farà.
Valutiamo una donna come essere umano e non come quota rosa, perché non abbiamo bisogno di posti lasciati alle donne, piuttosto di uomini e donne che costruiscano ponti.
Benedetta De Nicola
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