Annibale, brillante condottiero cartaginese
Annibale, figlio di Amilcare Barca, fu un condottiero cartaginese vissuto fra il III ed il II secolo a.C.
Considerato tra i più brillanti generali dell’antichità, la sua fama si lega alle guerre puniche di cui fu tra i principali protagonisti.
Nato nel 247 a.C. a Cartagine, ebbe un’eccellente educazione con maestri greci e fu fin da subito coinvolto nelle lotte con i Romani, infatti a nove anni venne portato in Spagna dal padre Amilcare comandante della prima guerra punica, e lì, secondo la leggenda, gli fu fatto giurare dal padre odio eterno verso i Romani.
Morto il padre quando era ancora bambino, il comando dell’esercito cartaginese in Spagna passò al marito della figlia di Amilcare Asdrubale, morto anche lui nel 221 a.C, fu Annibale con unanime consenso ad ottenere il controllo dell’esercito.
Egli proseguì il lavoro paterno continuando a sottomettere le popolazioni dell’Iberia e completando la conquista della regione fino a sud dell’Ebro, considerato il confine con la zona di influenza Romana.
Nel 219 a.C attaccó la città di Sagunto a sud dell’Ebro ma alleata dei Romani e la sottomise dopo un assedio durato otto mesi. La reazione romana fu lenta in quanto Roma era impegnata in quel momento a fronteggiare le popolazioni dei Galli, ciononostante inviò un’ambasceria a Cartagine chiedendo la liberazione di Sagunto e la consegna di Annibale, il rifiuto del senato cartaginese decretó l’inizio della seconda guerra punica.
Nel 218 a.C dopo aver riorganizzato l’esercito ed aver inviato truppe in Africa a difesa di Cartagine, partí per la lunga e famosissima traversata dei Pirenei e delle Alpi, con circa 100.000 uomini tra fanti e cavalieri ed i celebri 37 elefanti che tanto sconvolsero i Romani quando li videro.
Il viaggio non fu semplice in quanto Annibale dovette fronteggiare le numerose popolazioni che incontró sul suo cammino, valicati i Pirenei giunse a patti con le popolazioni galliche che gli consentirono di attraversare il loro territorio, delle volte con semplici accordi, delle volte con la forza. Varie popolazioni galliche tra cui i Galli Boi e Insubri si schierarono con Annibale ed egli sperava, valicate le Alpi di portare dalla sua parte le popolazioni italiche sottomesse dai Romani.
Pur avendo subito numerose perdite riuscì ad attraversare le Alpi e la Pianura Padana, cogliendo di sorpresa i Romani. Il primo scontro avvenne sul fiume Ticino sconfiggendo Publio Cornelio Scipione poi sul Trebbia e sul Trasimeno infliggendo gravi perdite all’esercito romano.
Di lì attraversó l’Italia e andò nel Bruzio e in Puglia, riuscendo a portare dalla sua parte anche la Sicilia, che si ribellò ai Romani, anche altre città italiche si schierarono dalla sua parte tra cui Capua. Per undici anni fino al 203 a.C riuscì a mantenere il controllo su quasi tutta l’Italia meridionale e strinse rapporti di alleanza anti romana con altri sovrani come Filippo V di Macedonia e arrivò a minacciare la stessa Roma.
La lenta ripresa romana e la morte del fratello Asdrubale ucciso dai romani nel tentativo di aiutare il fratello con un nuovo esercito e la progressiva perdita delle città conquistate indussero Annibale a lasciare l’Italia insieme con i suoi veterani e tornare a Cartagine che era minacciata dai romani alleatisi con il re numida Massinissa. Nel 202 a.C con la battaglia di Zama si conclude la seconda guerra punica, Annibale sebbene avesse nuovamente dato prova del suo genio militare e tattico, durante la battaglia venne sconfitto ma riuscì a salvarsi.
Negli anni che vanno dal 201 al 195 a.C. Annibale divenne l’uomo politico di punta a Cartagine, rivestendo la carica di sufeta e riorganizzando l’economia cartaginese, uscita devastata dalla guerra punica, ma l’oligarchia dominante a lui ostile lo denunció ai romani ed egli scelse l’esilio.
Durante gli ultimi anni della sua vita Annibale vagó per molte città tra cui Tiro, Efeso alla corte di Antioco III da cui ebbe anche un incarico come condottiero dell’esercito, poi Creta e in Asia presso il regno di Armenia del re Artaxias da cui ebbe l’incarico di fondare una nuova città Artaxata e dall’Armenia l’ultima tappa della sua brillante vita la Bitinia, presso la corte del re Prusia I ed anche qui ebbe dal re l’incarico di fondare una città chiamata poi Bursa.
I romani venuti a conoscenza dal console Quinzio Flaminio della presenza di Annibale in Bitinia imposero al re di consegnarlo e questi accettó. Si narra che pur di non cadere nelle mani romane, Annibale presso la città di Libyssa sulle spiagge del Mar di Marmara si diede la morte, con un veleno che portava da molto tempo con sé.
Beatrice Gargiulo
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