Clementina Tirino, Mentre tutti fingono: Voci femminili
Il romanzo della Tirino, Mentre tutti fingono, pubblicato da PassioneScrittore Selfpublishing, è dedicato alle donne.
Alle donne che hanno donato la loro vita, per certi versi, agli uomini. Quegli uomini che non hanno saputo apprezzarle. È una protesta, dice la Tirino, “un ritratto delicato e crudele di quello che tutti siamo, ma che non vogliamo ammettere”.
Qui non si parla degli uomini ma delle donne, di queste donne meravigliose che, a causa dell’illusione in amore, cadono per rialzarsi più forti di prima.
È Viktoria cresciuta con la madre. Un padre mai esistito.
La madre di Viktoria è una delle vittime di questi uomini, sfoga però tutta la rabbia ad ogni fidanzato andato via con le lacrime. Più che vittima, è una sopravvissuta. Viktoria, ecco, inciampa un po’ nelle storie sbagliate.
Si aggrappa agli uomini impossibili come Franco, uno sposato.
Pensava di aver trovato l’amore nei giorni di attesa.
Sono tutte donne che stanno in attesa di qualcuno che non arriverà mai.
La storia di Viktoria si incrocia con la cantante Laura Cotton e Rami, per mezzo delle epistole d’amore. Le lettere fanno da cornice alla situazione di Viktoria, trova conforto in quelle parole.
Viktoria è una giornalista, quindi conosce le parole. A Torino piove sempre, e lei sogna in bianco e nero, come se vedesse una vita non a colori.
Clementina Tirino, non scrive una storia sentimentale, l’amore è solo il contorno, in realtà sta parlando di una donna che, alla fine, in attesa come una Penelope, non ci vuole più stare. Si riprende la vita.
I lettori possono immedesimarsi in questa storia, perché possono ritrovarsi come protagoniste e non antagoniste.
“Rami raccontava un amore eternamente in cerca, in attesa, inappagato e destinato a rimanere tale”
Paradossalmente Viktoria trova in Rami, il rifugio di quel padre mai esistito.
Rami, ha vissuto l’amore in attesa e nascosto, per un’ultima volta voleva vedere la sua donna.
Viktoria, porta il peso del suo inciampamento in relazioni che vanno in direzioni che non portano a nulla, avrà voluto dare un volto all’uomo delle lettere, si ha questa impressione.
Tutti fingono per essere un po’ felici e non soli.
“Attendevo l’uomo che venisse a salvarmi dal mio caos e mi portasse via. Poi, quando incontravo qualcuno che provava sul serio a costruire qualcosa, ero io a scappare. Correvo a rianimare il mio caos: l’unico luogo in cui mi sentivo al sicuro”
Non si rischia per non bruciarsi con il fuoco. La scrittrice, invece, porta Viktoria a rischiare ad affrontare l’aborto, a buttarsi in una storia che sapeva che non avrebbe portato niente, ad affrontare sua madre persa nel suo mondo creato da lei per non soffrire, ad affrontare la vita stessa.
È a lei che dà la priorità Viktoria, per la prima volta.
Sceglie di non essere in attesa ma di schiantarsi con la vita, con la paura in corpo.
“Quando il graffio faceva meno male, mi dava del cioccolato. Era un premio per aver superato un dolore”.
È un romanzo che dà voce alla donna.
La madre di Viktoria, ogni volta che un fidanzato se ne andava, piangeva e trovava conforto in quelle lacrime, perché non le reprimeva.
In qualche modo voleva essere felice nella tristezza.
Emilia Pietropaolo
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