La rivoluzione del carcere di Halden
Se pensiamo ad un carcere sicuramente la prima idea che ci viene in mente è quella di un luogo buio, con sbarre alle finestre e senza attività particolari da poter fare.
La maggior parte dei penitenziari è strutturata in questo modo.
Basti pensare all’istituto di Poggioreale, a Napoli, dove ci sono molti più detenuti del previsto per ogni cella, mancano le cure adeguate e sostegno psicologico a causa dell’eccessiva quantità di persone al suo interno.
Non in tutto il mondo però, accade questo.
La Norvegia è da sempre conosciuta come un luogo idilliaco. Con i suoi paesaggi tipicamente nordeuropei, i fiordi, e la natura incontaminata, si presenta come uno dei paesi più straordinari della terra.
A contraddistinguere questo Stato, però, è anche il carcere di Halden.
Si trova nell’omonimo comune e fu progettato dall’architetto Erick Møller. La sua inaugurazione risale al 2010 e contiene fino a 252 detenuti.
È dichiarato il carcere più umano al mondo proprio perché in ogni cella è presente televisione e frigorifero. L’arredamento non è quello tipico di un istituto penitenziario, ma risulta molto curato e non sono presenti oggetti minacciosi.
L’idea è che i detenuti debbano essere trattati nel modo più umano possibile affinché possano essere reinseriti nella società più facilmente e non abbiano incentivi per commettere nuovamente reati.
La prigione ha inoltre percorsi da jogging, una cucina in comune e un ampio spazio per le visite dei parenti.
Sembra stupefacente vero?
I giornalisti che hanno visitato il luogo hanno dichiarato che, in effetti, il carcere di Halden non sembrerebbe neanche una prigione infatti, ciò che lo distingue è proprio l’accoglienza e la mancanza di recinsioni elettrificate o filo spinato.
All’interno del penitenziario la metà delle guardie sono donne e non hanno armi.
Secondo i dati, il tasso di recidivismo è solo del 20%, mentre, per esempio, negli Stati Uniti e circa il 50-60%.
Ovviamente questi dati sono calcolati diversamente, tenendo conto che la popolazione norvegese è nettamente inferiore rispetto a quella statunitense.
In ogni caso l’ideologia che sta dietro la formazione di questo penitenziario si basa soprattutto sulla reintegrazione dei detenuti nella società.
Inoltre risulta molto importante la socializzazione tra carcerati e guardie, infatti, c’è conversazione e interazione anche nelle ore di pausa.
Nonostante ciò, se i detenuti si comportano in maniera sbagliata, ricevono delle punizioni come non poter uscire nelle ore dei laboratori o non poter guardare la televisione.
Se tutto ciò vi sembra assurdo, in realtà si tratta di un modo completamente innovativo portato avanti proprio dal direttore del penitenziario.
L’idea è quella di trattare i detenuti con umanità e il rispetto, proprio per dare un’alternativa al loro percorso di vita e dimostrargli che cambiare è possibile.
Come ricorda il celebre Fëdor Dostoevskij in Delitto e Castigo: “Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni”.
Martina Maiorano
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