L’aborto in Francia entrerà nella Costituzione
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Macron ha proposto che l’aborto diventi un diritto garantito nella Costituzione. «Nel 2024 la libertà delle donne di abortire sarà irreversibile» afferma.
In Francia, così come in Italia, l’aborto è stato depenalizzato negli anni 70 sulla scia di movimenti femministi e di una forte lotta per le pari opportunità tra uomo e donna.
All’epoca come adesso la possibilità di abortire rimane un traguardo importantissimo che ha salvato la vita a moltissime donne evitando gravidanze non volute o aborti illegali.
Tuttavia parlare di possibilità non significa parlare di vero e proprio diritto e questo Macron lo ha sottolineato molto bene.
In un tweet pubblicato sul suo profilo ufficiale afferma:
«Basato sul lavoro di parlamentari e associazioni, il disegno di legge costituzionale sarà inviato questa settimana al Consiglio di Stato e presentato al Consiglio dei ministri entro la fine dell’anno. Nel 2024, la libertà delle donne di abortire sarà irreversibile».
Tre parole sono importanti nel discorso: “libertà irreversibile costituzionale”, perché parliamo di costituzionalità quindi di diritto duraturo e di garanzie, non di accettazione o libertà che c’è ora e domani chissà.
Il fatto di avere la libertà di abortire, di non venire puniti se lo si fa, non significa venire aiutati dallo Stato a farlo, non significa ricevere servizi sanitari gratuiti, non significa garantire il servizio in ogni territorio, non significa non mettere i bastoni tra le ruote alle donne quando intendono abortire.
Definire l’aborto un diritto significherebbe garantirlo ovunque, in modo gratuito e soprattutto per sempre, senza il pericolo che da un giorno all’altro un governo decida di cambiare la legge e renderlo nuovamente impossibile.
Dal 2024 all’art.34 della Costituzione Francese verrà quindi aggiunta la frase « la legge determina le condizioni in cui si esercita la libertà delle donne di ricorrere all’aborto, che è garantita ».
Di fronte a questa incredibile notizia ovviamente non può che scendere una lacrimuccia per la situazione italiana dove la tendenza, tra le condizioni di base e la direzione dell’attuale governo, sembra invece opposta (per usare un eufemismo).
Ma partiamo con ordine. L’Italia come detto dispone della legge 194 che prevede che possa richiedere l’IGV:
«la donna che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito».
Quindi la donna può ricorrere all’aborto solo in determinate condizioni stabilite dalla legge e le stesse devono essere verificate da un’équipe di medici, consultori e specialisti. In particolare si insiste molto sulla parola “accertamenti” sulla salute della donna ma soprattutto sulle sue reali intenzioni di abortire.
Inoltre la legge afferma che:
«Quando il medico del consultorio o della struttura sociosanitaria, o il medico di fiducia, riscontra l’esistenza di condizioni tali da rendere urgente l’intervento, rilascia immediatamente alla donna un certificato attestante l’urgenza.[…] Se non viene riscontrato il caso di urgenza[…]la invita a soprassedere per sette giorni.».
Insomma, non dipende dalla donna stabilire l’urgenza sul proprio corpo ma da terzi. Anche ammesso che tu abbia ragionato a lungo, come è normale che sia, sulla tua decisione dovrai comunque attendere 7 giorni se il medico la pensa diversamente su quello che tu vorresti fare col tuo corpo.
Non dobbiamo poi dimenticare che in Italia intorno al 70% del personale sanitario è obiettore di coscienza, il che obbliga le donne spesso a doversi spostare o affidarsi a privati (quindi pagare) per poter abortire.
E vogliamo parlare dell’aborto farmacologico? In paesi come Francia e Inghilterra la RU486 (cioè la pillola abortiva) è la scelta del 70% delle donne, in Italia solo del 32%. Questa percentuale è sicuramente frutto di una grande differenza tra l’Italia e gli altri paesi: le linee guida dell’OMS non prevedono il ricovero obbligatorio per l’assunzione della pillola ma anzi ritengono che la pillola sia assumibile a casa; tuttavia in Italia la maggioranza delle regioni si è opposta o non ha applicato le nuove direttive ministeriali. Secondo i dati di The Impossible Pill, uno studio pubblicato dall’associazione Medici del Mondo, la Toscana è stata la prima regione ad adottare le linee guida, già a novembre del 2020, mentre l’Emilia-Romagna ha reso disponibile la RU486 in alcuni consultori con il limite delle 7 settimane. Il Lazio è stato l’unica regione che non solo ha recepito le linee guida, ma che ha anche messo a punto un protocollo specifico. Per quanto riguarda il Piemonte, il consigliere di Fratelli d’Italia Maurizio Marrone, ha addirittura vietato la somministrazione nei consultori di questa pillola.
È evidente che di fronte a evidenze scientifiche e a linee guida offerte dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’opposizione non sia di natura medica quanto etica e culturale.
Quella di Macron è quindi una promessa molto importante ed un passo avanti enorme che renderebbe la Francia un paese all’avanguardia sui diritti delle donne rispetto a molti altri.
Insomma, io al momento mi trovo in Francia, sono donna e sto imparando la lingua…forse un pensierino ce lo faccio. Il caffè non è poi così male qui.
Sofia Seghesio
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