Cos’è il disturbo disforico premestruale?
«Ma hai le tue cose? Sei intrattabile!» No, si chiama disturbo disforico premestruale ed è una cosa seria.
Un disturbo di cui si sente parlare veramente poco ma che colpisce alcune donne è il disturbo disforico premestruale.
Molte donne (circa il 20% della popolazione) soffre di problematiche legate al ciclo: mal di testa, gonfiore, stanchezza… Tuttavia qui si parla di qualcosa di molto più importante.
Il PMDD è infatti un disturbo mentale riconosciuto, che nel 2013 venne aggiunto nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Si tratta di un vero e proprio disturbo depressivo, paragonabile al disturbo depressivo maggiore (cioè la forma più grave di depressione) ma se ne differenzia poiché presenta una durata circoscritta nel tempo.
Quali sono le cause?
Il disturbo sembra essere legato alla fluttuazione ormonale che si verifica durante le mestruazioni. In questo periodo infatti il corpo di tutte le donne sperimenta un calo repentino del progesterone, che verrà poi trasformato in allopregnanolone, un ormone in grado di agire sullo stress. In donne particolarmente sensibili tuttavia la risposta allo stress dell’allopregnanolone può non essere delle più ottimali, causando una ridotta sensibilità del recettore GABA-A, ovvero il recettore in grado di ridurre i livelli di ansia e depressione. Il risultato sarà quindi uno stato di perturbazione emotiva e fisica grave e ormonale.
Quindi è una sindrome premestruale?
No, non ha nulla a che vedere con la SP, con la dispareunia (che riguarda dolori strettamente fisici) o con disagi di altro tipo dovuti al ciclo. Si tratta di un problema che riguarda il 5% della popolazione femminile in età fertile, dunque un numero considerevolmente minore rispetto a chi soffre di generiche “problematiche da ciclo”. Tuttavia non va assolutamente sottovalutato, proprio perché si tratta di una condizione estremamente spiacevole e talvolta invalidante, che nessuna donna deve sopportare.
Come si ottiene una diagnosi?
Quello che i medici raccomandano di fare è di tenere per circa due mesi un diario dei propri sentimenti e dei propri problemi fisici.
La sindrome è caratterizzata dalla comparsa dei sintomi circa una settimana prima dell’inizio del ciclo e dal loro alleviamento o totale scomparsa 1 o 2 giorni dopo l’inizio delle mestruazioni.
Per comprendere se si soffre o meno del disturbo è sufficiente verificare che siano presenti almeno cinque dei sintomi elencati, di cui uno compreso tra i primi quattro:
- Umore marcatamente depresso, sentimenti di disperazione (pensiero autocritico e autodenigratorio marcatamente presente);
- Marcata ansia, tensione, sensazione di essere “agitato” o “nervoso”;
- Marcata labilità affettiva (umore che cambia rapidamente e senza una causa) ;
- Rabbia o irritabilità persistente e marcata o aumento dei conflitti interpersonali;
- Diminuzione dell’interesse per le normali attività (lavoro, scuola, amici e hobby);
- Difficoltà nella concentrazione;
- Letargia, facile affaticabilità o marcata mancanza di energia;
- Marcato cambiamento di appetito, eccesso di cibo o inappetenza;
- Ipersonnia o insonnia;
- Un senso soggettivo di essere sopraffatti o fuori controllo;
- Altri sintomi fisici, come gonfiore del seno, mal di testa, dolori articolari o muscolari, sensazione di gonfiore o aumento di peso.
Esistono alcuni fattori di rischio riconosciuti che possono rendere più probabile lo sviluppo di disturbo disforico premestruale. In particolare, si tratta di:
- Stress di qualunque natura (lavorativo, psicofisico, in ambito familiare ecc.);
- Storia di traumi relazionali/interpersonali;
- Cambiamenti stagionali;
- Fattori socioculturali relativi alla vita sessuale e ai rapporti uomo-donna;
- Ereditarietà (50% circa dei casi);
- Interruzione dell’assunzione di un anticoncezionale ormonale (caratterizzati da un’azione protettiva).
Esistono delle soluzioni per il problema?
Studi scientifici hanno dimostrato che gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina danno ottimi risultati. Che cosa fanno? Gli inibitori velocizzano il metabolismo del progesterone in allopregnanone in modo tale che faccia il suo effetto antidepressivo.
Il dosaggio continuo è più efficace della somministrazione intermittente. Gli inibitori approvati sono fluoxetina, sertralina e paroxetina, di cui la paroxetina sembra essere il prodotto con i migliori risultati. Ulteriori inibitori della ricaptazione della serotonina dimostrati efficaci negli studi clinici comprendono la paroxetina, il citalopram e l’escitalopram
Per alcune donne, la terapia ormonale si rivela efficace. Le opzioni comprendono:
- Contraccettivi orali;
- Progesterone da supposta vaginale (200 a 400 mg 1 volta/die);
- Un progestinico per via orale (p. es., il progesterone micronizzato 100 mg al momento di coricarsi) per 10-12 giorni prima delle mestruazioni;
- Progestinico a lunga durata d’azione (p. es., 200 mg di medrossiprogesterone IM ogni 2-3 mesi).
Sembrano donare ottimi risultati anche:
- Calcio (1200mg al giorno);
- Vitamina B6 50-100 mg per giorno.
Molte donne inoltre trovano grande aiuto nell’attività fisica, nella meditazione e nella riduzione dello stress prima che inizi il periodo post ovulatorio. Per alcune persone potranno apparire attività stupide oppure giustamente si chiederanno chi abbia voglia di andare in palestra in un stato depressivo. La risposta è ovviamente nessuno, ma è importante non assecondare ma anzi contrastare la tendenza depressiva con attività che possono aiutare il nostro corpo a produrre serotonina.
Allo stesso modo piccole pratiche di meditazione giornaliere accompagnano chi soffre di questo disturbo a distanziare pensieri negativi su se stessi e sul proprio valore.
Anche programmare per quanto possibile la vita intorno al ciclo mestruale in modo da non sovraccaricare quel periodo è molto utile.
Se pensate di soffrire di questo disturbo o conoscete qualcuno che potrebbe soffrirne è essenziale condividere queste informazioni e rivolgersi a un ginecologo e ad uno psicoterapeuta che conoscano il disturbo e sappiano trattarlo di conseguenza.
È importantissimo non avere paura di soffrire di un disturbo o di una sindrome e non farsi ficcare nella testa l’idea che le donne siano nate per soffrire e che sia normale avere male. Se non ci si sente bene è importante indagare ed andare alla radice del problema.
Sofia Seghesio
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