Il mito di Aracne, la donna tramutata in ragno
La leggenda narrata da Ovidio all’interno della Metamorfosi, della giovane Aracne, una talentuosa fanciulla nata a Ipepa, villaggio situato nell’antica Lidia, in Asia minore.
La sua abilità nel lavorare la lana era stupefacente e tutti ne rimanevano affascinati, perfino le ninfe, si recano da lei per osservare la sua abilità nel tessere con il telaio. Aracne inizia così a credersi più brava degli dèi.
Quando la fama e la bravura della giovane donna giunse alle orecchie di Atena, la dea si travesti da anziana per rimproverarla e ricordarle di non perdere l’umiltà, rispettando i confini tra dèi e uomini. Aracne sfortunatamente per lei, risponde in malo modo, quindi la dea adirata decise di rivelarsi lei e sfidarla.
Le due donne si mettono all’opera: intrecciano porpora e oro per due trame diverse.
Quella di Atena esaltava la grandezza degli dèi e la punizione dei superbi. Quella di Aracne narrava invece di Giove, Febo, Nettuno che prendendosi gioco degli umani si tramutarono in animali per violare fanciulle indifese.
Atena perse la pazienza, sia perché la tela di Aracne era perfetta, colorata e vivida quanto la sua, sia perché il gesto della giovane era un chiaro affronto. la dea con rabbia afferrò la tela della rivale e la strappò in mille pezzi la giovane umana per la vergogna e la reazione della dea corse lontano a suicidarsi. Solo allora la dea si pentì del suo gesto e decise di trasformarla in un ragno.
L’anatema è spietato: «Vivi pure, ma penzola, malvagia, e perché tu non stia tranquilla per il futuro la stessa pena sia comminata alla tua stirpe e a tutti i tuoi discendenti!». ecco così che gli arti di Aracne si tramutarono in zampe sottili, e il corpo fece sempre più piccolo.
La giovane sarà destinata a tessere per l’eternità appesa ai rami, esposta a ogni tipo di intemperia e pericolo, tessendo continuamente trame di un solo colore.
Alice Gallosi
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