Skam Italia: la sesta stagione arriva su Netflix
Dal 18 gennaio, la sesta stagione di Skam Italia è disponibile su Netflix: dieci puntate, dai 20 ai 30 minuti, nuovi e (pochi) vecchi protagonisti.
Al centro della stagione, come già era stato annunciato sui canali social, c’è Asia, diciassette anni, attivista, candidata a rappresentante d’istituto con la lista Rebelde, indipendente e forte. Prima di tutto questo, però, Asia è una adolescente e, come un terzo delle ragazze sotto i vent’anni in Italia, anche lei soffre di disturbi alimentari.
Nessuno spoiler, si vede dalla prima puntata. Asia è magra, magrissima, anche se il suo corpo non si vede mai, perennemente coperto da magliette molte taglie più grandi, felpe e giacche larghe, pantaloni mai corti e raramente attillati, cappelli lunghi che, giorno dopo giorno, perdono volume, appoggiandosi sempre più solo sulle sue ossa.
Asia non solo non mangia, ma rivolge il suo pensiero ossessivamente al cibo. Conta le calorie, evita l’olio, ha paura del burro e dei condimenti, brinda con le amiche per poi trovarsi poco dopo da sola in bagno a tentare di vomitare, non accetta gli inviti agli aperitivi e alle cene, scappa dalle possibilità di incontro e di aiuto, perde i sensi, si svilisce, sviene.
Sullo sfondo, qualche dramma adolescenziale, una relazione a distanza, la paura di non essere abbastanza, la gelosia che sfocia in sofferenza, la comunicazione che manca, con gli amici e in famiglia, l’insofferenza, quindi l’isolamento.
Durante la stagione, oltre all’anoressia di Asia, si accenna anche ad altro: la violenza e il carcere minorile. Non tutto viene trattato come meriterebbe, anche i disturbi alimentari avrebbero meritato di più, ma in poche puntate di una mezz’oretta l’una è impossibile infilarci tutto, e approfondirlo a dovere.
Skam è una serie che parla di adolescenti, fatta per adolescenti, giovani uomini e donne, in lotta contro la società, contro i propri genitori, contro i fratelli più grandi e più piccoli, contro il proprio corpo e contro sé stessi, più che contro tutto il resto.
Tratta di persone che stanno crescendo e non trovano spazio, si prendono a spintoni a vicenda e rifiutano ogni possibilità di dialogo. Non vogliono essere compatiti, non cercano comprensione, vogliono essere invincibili e, nel tentativo vano di farcela da soli ad ogni costo, si ritrovano davvero a dovercela fare da soli, ad ogni costo.
Spesso non ce la fanno, per questo falliscono. E in quello che non è un fallimento, anche se così potrebbe apparire, ma è solo la realizzazione di essere volubili, Asia capisce di aver bisogno degli altri e si ritrova simile a molte persone che, seppure diverse da lei, come lei, provano lo stesso senso di vuoto.
In questa sesta stagione di Skam c’è silenzio, quell’assenza di rumore che fa venire voglia di urlare e dire: “Perché non parlate? Perché non glielo spieghi? E tu perché non lo capisci?” Che sia dovuto a una lentezza già vista in alcune delle stagioni precedenti o una volontà della sceneggiatura, la sensazione è che il tempo passi lento e inesorabile, che le parole si spezzino in gola e non vogliano uscire, perché l’assimilazione della malattia richiede mesi, anni, e non sempre trova il modo di farsi sentire.
Nicole Rossi, che interpreta Asia, ha ventitré anni e dopo aver vinto l’edizione del 2020 di Pechino Express, ha sofferto di crisi di panico e ansia. Oggi parla apertamente della sua esperienza, come adolescente e come donna nel mondo dello spettacolo. Intervistata dal Corriere della Sera per Sette dice: “Comprendendo la fragilità di Asia, ne ho trovata anche una mia. […] Bisogna parlarne, far sentire alle persone malate che c’è una via di uscita”.
E forse questa è ancora la forza di Skam. Che piaccia o meno, senza entrare in giudizi di qualità, è una serie che, come è stato detto a me, “si lascia guardare”, sarà anche per la durata delle puntate, e che permette di riflettere, su cosa si sarebbe potuto fare meglio, su come sarebbe potuta essere affrontata una tematica, su chi è riuscito nel suo intento e su qual era effettivamente l’intento.
Che se ne parli, in un’Italia in cui si discute sulla possibilità di tagliare, e quanto, i fondi per i disturbi alimentari, è già un traguardo.
Stefania Malerba
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