Su Netflix arriva Griselda Blanco: la madrina del narcotraffico
Medellin, Colombia 1978.
Dai creatori e produttori delle serie Narcos e Narcos: Messico, Eric Newman e Andrés Baiz, nasce l’idea di raccontare la vita di Griselda Blanco, l’unica donna capace di imporsi all’interno del cartello della droga degli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso.
La miniserie, su Netflix dal 25 gennaio, è strutturata in sei episodi che vedono al centro una donna in fuga dalla Colombia con i suoi tre figli, che sarà in grado di costruire il suo proprio impero a Miami, partendo da un chilo di cocaina ed enorme desiderio di rivalsa.
Terrorizzata, ma con un piano in mente, Griselda – interpretata da Sofia Vergara – comincia a farsi strada nel mercato della droga, trattando con i trafficanti, tutti uomini, e imponendosi in un mercato, quello del narcotraffico, in cui nessuna donna prima di lei era riuscita a prendere parte. L’attrice colombiana, dopo il successo raggiunto negli Stati Uniti con l’energica e frizzante Gloria in Modern Family, si presenta in questa serie in una veste nuova e drammatica.
Da donna sola, con un passato da prostituta e dopo aver subito per anni i maltrattamenti del marito violento, Griselda dimostra a cosa il dolore e la frustrazione nel dover costantemente combattere con uomini che pensano di avere più diritto di lei, di parlare, di agire, di comandare, fino a pensare di avere diritto anche su di lei, possano condurre.
Chiamata la “madrina” per l’attenzione che rivolgeva verso tutti quelli che lavorano per lei, collaboratori di vario genere, sicari e spacciatori, Griselda finisce per ritrovarsi sempre più “madrina” e meno “madre”. I suoi figli, cresciuti tra denaro, lusso, droga e vizi, si ritroveranno risucchiati in una battaglia più grande di loro che li porterà a fondo. A nulla servirà la protezione della “madre” che tutto può e della “madrina” che tutti supporta, aiuta e premia.
Costretta a stringere accordi con uomini che sembrano essere molto meno astuti e ingegnosi di lei, Griselda Blanco si dimostra, puntata dopo puntata, sempre più spietata, nelle parole così come nelle azioni, fino a macchiarsi con le sue stesse mani di crimini che al principio non avrebbe creduto di poter compiere.
Lei, l’unica di cui Pablo Escobar, l’imperatore della cocaina, ebbe paura – così come riportato nella citazione del narcotrafficante all’inizio della serie, “The only man I was ever afraid of was a woman named Griselda Blanco” – si mostra potente, feroce, aggressiva, ossessivamente in lotta contro il mondo maschile che la circonda e che non le ha mai voluto lasciare spazio, tanto da doverne costruire uno suo. Non si accontenterà di entrare nel mercato della droga, ma vorrà conquistare l’intera città di Miami, averne il monopolio, contro chi ha tentato di dissuaderla o non ha creduto abbastanza in lei.
Griselda, però, non è l’unica donna in cerca di indipendenza che appare all’interno della serie. Accanto alla sua figura, e a lei contrapposta, c’è June Hawkins, interpretata da Juliana Aidén Martinez, analista della polizia e madre separata di un figlio dodicenne.
Anche lei, come la “madrina” della droga, deve essere capace di imporsi in un contesto maschile, sopportando le battute e le angherie quotidiane dei colleghi maschi, che non si lasciano sfuggire occasioni per sminuirla e metterla da parte, finché l’intuizione dell’esistenza di una donna narcos non le permetterà di guadagnarsi un posto di rilievo nell’indagine sul narcotraffico a Miami, e di portarla al termine.
Stefania Malerba
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