Ecologia queer, guardare la natura con occhi diversi
Dall’unione della biologia tradizionale con l’approccio queer nasce una nuova prospettiva per osservare e studiare la natura: è la Queer Ecology.
L’ecologia queer è una corrente sviluppatasi nell’ambito degli studi sull’ambiente che deriva direttamente dalle teorie queer è che propone uno sguardo verso la natura assolutamente nuovo.
L’idea di base è quella di riconoscere la diversità naturale per comprendere quella umana e, di conseguenza, costruire e consolidare i presupposti per una società più inclusiva nei confronti ogni differenza.
Abbandonare la prospettiva eteronormativa e riesaminare il modo in cui percepiamo il mondo che ci circonda è la sfida che la queer ecology ci propone, con il proposito di notare quegli elementi naturali fluidi e non binari, a lungo trascurati a causa di una visione antropocentrica e primitiva degli studi scientifici. Del resto, Madre Natura è tutt’altro che binaria e ben definita, e lo dimostrano alcune tra le più note specie di piante e animali.
Il primo e più lampante esempio di querness naturale è quello del pesce pagliaccio: incredibile ma vero, il piccolo Nemo è in grado di cambiare sesso. Succede soprattutto in caso di necessità, come quando scompare l’ultima femmina di un gruppo e, per continuare il livello di riproduzione, un esemplare maschio può trasformarsi in femmina. Un cambio sesso che, tra l’altro, sembra avvenire prima a livello cerebrale e poi negli organi.
Se la distinzione tra il maschile e femminile quasi si annulla nel pesce pagliaccio, nei funghi, invece, si moltiplica: non due sessi biologici, ma tre, come nel caso del Dictyostelium discoideum, oppure del Coprinellus disseminatus, che ne ha 143, per non parlare del fungo Schizophyllum commune, che vanta più di 23.000 tipi di accoppiamento.
I pinguini, invece, sono un’evidente manifestazione della presenza di relazioni omoromantiche in natura, insieme ad almeno altre 1500 specie animali, come giraffe e delfini. Un fatto, questo dell’omosessualità naturale, che stenta ad essere accettato e condiviso perché troppo distante dalla ancora dominante logica della riproduzione come principale ragione delle relazioni sessuali.
L’ecologia queer introduce una serie di spunti interessanti per cambiare punto di vista e si sofferma su un altro concetto particolarmente rilevante al giorno d’oggi: rifiuta l’idea dell’uomo come animale superiore e lo intende come animale tra gli animali. Quest’ultimo punto dovrebbe aiutarci a rivalutare il nostro ruolo sulla Terra e ad accogliere e abbracciare una concezione biocentrica, a discapito di quella antropocentrica, nell’ottica di una scelta di vita sempre più sostenibile e intelligente.
Maria Paola Buonomo
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