Hollywood Babilonia: non è tutto oro quel che luccica
«Il dio di Hollywood esigeva elefanti bianchi e gli furono dati […] L’epoca dei Dubbi Splendori era cominciata.»
Con questa frase, lo scrittore Kenneth Anger descrive a pieno la natura controversa e misteriosa della “La Mecca del cinema”.
Fin dagli anni venti, Hollywood era già considerato il centro della sempre più fiorente industria cinematografica. In pochi anni iniziarono a fiorire decine di teatri di posa e si vide presto la nascita di un fenomeno che avrebbe portato con sé non pochi problemi: lo star system.
Il mondo aveva bisogno di qualcosa di sicuro a cui aggrapparsi durante un periodo di profondo e continuo mutamento.
Grazie alla collaborazione di cinema e mass media, gli attori iniziarono a godere di una fama mai vista prima, fino ad essere visti come vere e proprie “nuove divinità”.
Il fenomeno del divismo, fu sempre più alimentato dall’industria di Hollywood, che vide nei volti di quei giovani attori, una grande fonte di guadagno.
Il divo sullo schermo era visto come un essere separato dalla persona in carne ed ossa, una vera e propria divinità. Ma a quanto pare, i nuovi dèi erano tutt’altro che perfetti.
Gli scandali iniziarono ad esplodere e a propagarsi nel giro di pochissimo tempo e così come i media possedevano il potere di “portare in alto” una stella, allo stesso modo potevano distruggerla in pochissimo tempo. Come infatti recita Kenneth Anger in un passo del suo libro Hollywood Babilonia:
«I fan adoravano, ma erano volubili e se le loro divinità mostravano di avere i piedi d’argilla le abbattevano senza pietà. Tanto, a un passo dallo schermo, c’era sempre una nuova stella in attesa di sorgere.»
Il primo sconvolgente scandalo risale all’anno 1920, quando la diva Olive Thomas, moglie di Jack Pickford – fratello della più famosa Mary – fu trovata avvelenata in una camera d’hotel. Nessuno poteva immaginare che “la ragazza americana ideale” avrebbe potuto togliersi la vita. Ma a quanto pare, lo schermo è come una maschera, dietro alla quale si nascondono i segreti più impensabili.
“Il ragazzo americano ideale”, Jack Pickford, era fortemente dipendente dall’eroina. Olive Thomas fu incaricata di procurargli una dose, girando per i più malfamati club di Parigi, e non riuscendoci, decise così di togliersi la vita.
Ed ecco che quindi, la vita reale spezza la magia di quella “fabbrica dei sogni” tanto adorata.
Da quel giorno, tanti scheletri nell’armadio vennero alla luce: tradimenti, droga, alcolismo, suicidi e addirittura affiliazioni alla malavita.
Quei divi che tanto la folla osannava erano in realtà dei semplici esseri umani, con le loro luci e le loro ombre, mangiati dalla forte pressione mediatica e dalla folla, e i cui eccessi calzavano a pennello con la crisi morale della ruggente “Gioventù del Jazz”.
Ilaria Perris
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Immagine da Pixabay