Il mostruoso femminile: la maternità
La maternità è diventata l’aspetto più glorificato della condizione femminile dice Virginie Despentes in King Kong theory. Nella letteratura si può notare come la massima aspirazione per una donna sia la creazione di una famiglia e il desiderio di diventare madre.
E quelle che non lo desiderano?
Come sostiene Despentes “la donna non ha prospettive di ascesa sociale se non attraverso il matrimonio” insieme alla maternità, è una donna “fatta”.
La maternità ti classifica, ti rassicura, quasi.
Pensiamo però a quelle madri che invece non vogliono essere “classificate” in questo modo, quelle che Ilaria M. Dondi in Libere. Di scegliere si e come avere figli” chiama childless.
Queste sono considerate pericolose, ‹‹sovversive›› dice la Dondi, perché decidono del proprio corpo, senza sottostare alla regola patriarcale.
In alcune culture una donna che non può generare figli viene ripudiata. Una donna che decide di abortire viene perseguitata senza pensare che il corpo è il suo e non dello Stato.
L’aborto non diventa e non è mai stato una cosa privata ma sempre pubblico. Il corpo della donna è sempre stato pubblico e mai privato.
Il corpo femminile subisce e basta, a partire dallo stupro all’aborto che viene vissuto come una vergogna, come un senso di colpa. Dice bene Jennifer Guerra nel suo Corpo elettrico che “le donne è come se vivessero in un perenne stato di polizia del corpo, e qualsiasi cosa non rispetti la norma rappresenta, un reato, o, forse, un peccato”.
È Doyle con il suo “Il mostruoso femminile. Il patriarcato e la paura delle donne” a parlare delle donne e della maternità, parla della questione femminile in tutti gli aspetti.
Mostruosamente feroci sono le donne. Diabolica l’idea che: “una donna poteva uccidere un uomo avendo con lui rapporti sessuali durante il ciclo, soprattutto in coincidenza con un’eclissi”.
Ecco, non siamo neanche libere di mostrare il sangue mestruale, non solo perché sembra disgustoso ma fa anche paura. È stata rivoluzionaria la poetessa indiana Rupi Kaur a mostrare sulla piattaforma instagram la tuta sporca di sangue, una foto che instagram ha cercato di farle “eliminare”.
Doyle in questo saggio pubblicato da Edizioni Tlon affronta queste tematiche: terrore domestico, pubertà, verginità, moglie, madri e cattive madri. Sottolinea e approfondisce ogni aspetto della figura femminile sotto quel pesante martello del patriarcato. È Silvia Federici in Caccia alle streghe, guerra alle donne a parlare delle persecuzioni nei confronti delle donne. La caccia alle streghe ha fatto sì che si perpetuasse un regime di terrore per le donne, per quelle donne che non si conformavano al modello della “nuova femminilità”, vale a dire: “un modello di donna asessuata, obbediente, sottomessa, rassegnata alla subordinazione al mondo maschile […]”.
“Siamo portati a credere che la famiglia nucleare, guidata dalla figura paterna, non sia solo naturale o necessaria, ma sia anche l’unica via possibile per una felicità duratura; di contro le madri single o le coppie senza figli sembrano inappagate e infelici, con i loro sorrisi coraggiosi a mascherare esistenze vuote. L’idea che una donna possa essere etero, sposata, circondata da bambini e comunque trovare la vita fondamentalmente vuota è una minaccia, soprattutto perché mette in discussione la ‘naturale’ spontaneità dell’essere madre” (p. 188).
Il ruolo della madre viene affrontato in questo saggio, spiegando il quinto figlio di Doris Lessing, e non solo, affronta anche la tematica dei changeling e del post-partum.
“Nelle leggende popolari i changeling sono ossuti, rugosi, più simili ai vecchi che a neonati, e spesso muoiono in culla. Questi racconti, dunque, potrebbero essere sorti per spiegare fenomeni come la ‘sindrome della morte in culla’ (SIDS) o quello che chiamiamo ‘ritardo della crescita’“ (p. 176).
“Lei non ama suo figlio” questo le viene detto dal dottore alla madre di Ben ne il quinto figlio, ogni sbaglio fatto da un figlio, la colpa se la deve addossare la madre. Il ruolo della donna sin da sempre viene “mostrata” solo in ambito domestico, dedita alle faccende di casa e all’educazione dei figli, niente altro. Allora, le donne che non vogliono figli, sono donne “sovversive”, travolgono l’ordine “naturale” di una donna.
Tanto rivoluzionario ma poco approfondito in certi aspetti, il saggio di Jude Ellison S. Doyle, parla delle donne citando leggende popolari, film, serial killer come ad esempio Ed Gein e il suo rapporto con la madre.
Emilia Pietropaolo
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