L’Argentina e il governo Milei
L’Argentina, guidata dal presidente Javier Milei, eletto a dicembre 2023, attraversa da anni una pesante crisi economica e sociale la cui soluzione appare lontana.
Il forte debito accumulato con il Fondo Monetario Internazionale, pari a circa 46 miliardi, pesa sull’economia Argentina e difficile è la sua restituzione.
Da anni il Peso, la moneta del paese, subisce costanti svalutazioni, diffondendo nella classe media sempre maggiore povertà, con minori capacità di risparmio ed una inflazione galoppante che rende le materie prime più care, mese dopo mese, riducendo il potere d’acquisto delle famiglie.
Gli economisti definiscono iperinflazione la situazione economica dell’Argentina in quanto la crescita dei prezzi è molto superiore alla media, per l’anno appena trascorso i prezzi dei beni sono più alti del 211,4 % ossia sono triplicati rispetto al 2022, rendendo più oneroso per le persone il semplice acquisto dei beni di prima necessità.
Secondo le stime la fascia della popolazione povera si è notevolmente allargata e comprende il 45% degli Argentini, con stipendi che non riescono a coprire l’aumento del costo della vita, mettendo ancora più in risalto le grandi disparità economiche che hanno da sempre caratterizzato il paese, con una fascia ristretta di popolazione particolarmente ricca ed una sempre più povera.
Ed è in questo contesto particolarmente precario, che hanno fatto presa sulla popolazione le idee del nuovo presidente Milei, del partito La Libertad Avanza, personaggio controverso, ultra liberista, di estrema destra, eletto con il 56% dei voti, ma il cui programma preoccupa una larga parte della popolazione.
Milei, che definisce lo Stato “un nemico e un’associazione criminale”, ha fin da subito chiarito il suo intento di ripristinare l’economia del paese e allinearsi alle democrazie occidentali, sostituendo il peso con il dollaro, già usato in parte dalla popolazione, e privatizzando gran parte dei settori sotto il controllo dello Stato, ma per fare questo le riforme strutturali messe in campo saranno particolarmente dure e difficili per la popolazione.
Tra i primi provvedimenti attuati lo scorso gennaio, ad un mese dalla sua elezione, vi è stata la svalutazione del peso del 50% rispetto al dollaro, 800 pesos equivalgono ad 1 dollaro e l’immediata reazione è stata infatti un repentino balzo dell’inflazione arrivando al 254,2 % tra le più alte registrate, segnando un aumento di prezzo delle merci importate.
Le proteste nel paese non sono mancate e continuano la preoccupazione per il decreto di Necessità ed Emergenza ed il decreto Omnibus, così definito in quanto si occupa di molteplici settori, che dovrebbe concedere più privatizzazioni ma anche una preoccupate limitazione delle manifestazione e maggiori poteri al presidente, oltre tagli selvaggi ai sussidi e alla spesa pubblica.
Al momento dopo la presentazione e la discussione delle singole leggi il decreto Omnibus non è stato approvato, con grande esultanza delle opposizioni, che hanno definito questo il primo grande insuccesso del governo Milei.
Resta la preoccupazione per le conseguenze di queste manovre, che potrebbero solo in un lontano futuro portare benefici e che lo stesso presidente Milei e i suoi ministri hanno definito riforme shock, unico mezzo per risollevare e cambiare il paese ma che nell’immediato, come essi stessi ammettono, getteranno nel baratro la quasi totalità della popolazione Argentina, la cui metà già adesso è in povertà, generando sollevazioni popolari e moti di rabbia e indigenza difficilmente gestibili.
Beatrice Gargiulo
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