Le proteste degli agricoltori in Europa
L’Europa è scossa dalle proteste degli agricoltori: in molti paesi come Germania, Francia, Portogallo, Grecia, Romania e Italia, agricoltori e allevatori sono scesi per le strade rivendicando condizioni migliori di lavoro e aiuti da parte dell’Unione europea.
Il 2023 è stato un anno particolarmente nefasto per il mondo agricolo, che ha visto compromesse le colture per siccità ed alluvioni ma non solo: a minare sempre più la capacità di molti agricoltori e allevatori di poter continuare il loro lavoro sono le norme europee sempre più stringenti e la concorrenza di prodotti provenienti da altri paesi a prezzi più vantaggiosi.
Le proteste sono iniziate lo scorso dicembre in Germania, dilagando progressivamente in tutta Europa, sintomo di un malcontento sentito ovunque e continuano tuttora.
Le strade e le autostrade maggiormente frequentate dal passaggio delle merci, sono state invase da trattori e bestiame, con cui gli agricoltori hanno fermato il traffico e finché non verranno varate nuove norme da parte del parlamento europeo la mobilitazione continuerà secondo i sindacati e le associazioni.
Cartelli come “Senza acqua non c’è futuro” o “La nostra fine sarà la vostra fame” e ancora “Stop import sleale”, sono alcuni dei molti esposti sui trattori in questi mesi, dimostrazione di un problema che ormai sembra arrivato ad un punto di non ritorno e che ha spinto fino a Bruxelles, nelle strade dove sorgono i palazzi del potere europeo, migliaia di agricoltori infuriati.
Ma cosa chiedono precisamente?
Agricoltori e allevatori sono preoccupati per le norme del Green Deal e della PAC, politica agricola comune, varate dall’UE, considerate penalizzanti. La PAC, creata nel 1962 viene aggiornata ogni 7 anni, con lo scopo di aiutare le imprese, tramite fondi stanziati, ad evolversi e svolgere le proprie attività in modo rispettoso dell’ambiente, della salute, mantenendo una produzione costante.
Il Green Deal, a cui l’Europa ha aderito, consiste nell’obiettivo di arrivare entro il 2050 alla neutralità climatica, eliminando l’emissioni di gas serra dannose per l’ambiente, con un primo traguardo fissato al 2030 in cui si dovrebbero abbattere del 55%.
Gli obiettivi della PAC sono quindi in questi ultimi anni molto vicini a quelli del Green Deal, con lo scopo di preservare l’ambiente dall’inquinamento, condizione essenziale affinché agricoltura e allevamento possano continuare ed incidere esse stesse il meno possibile sul cambiamento climatico.
Per ottenere questo obiettivo però i costi per cambiare le modalità di coltivazione e allevamento, come ad esempio l’eliminazione di pesticidi, richiedono ingenti somme che al momento denunciano gli agricoltori non sono arrivate e in molti casi i sussidi già esistenti sono stati tagliati, con un aumento dei costi dei carburanti ed una burocrazia sempre più complessa che non facilita le imprese.
A peggiorare poi l’equilibrio già precario è il più competitivo mercato estero, con alimenti che arrivano in Europa a prezzi notevolmente inferiori rispetto a quelli prodotti in UE poiché prodotti con manodopera pagata meno e molto spesso senza le regole che vigono nell’Unione Europea, rendendo questi cibi pericolosi anche per la salute.
Le proteste impongono quindi una necessaria revisione di queste politiche in termini di aiuti e di una maggiore regolamentazione delle merci provenienti dai paesi extra UE.
Beatrice Gargiulo
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