Lotta senegalese: tradizione e passione
Il termine tradizione viene dal latino traditio, traditiònis, derivante dal verbo tràdere = “consegnare”, “trasmettere”.
Non tutti gli danno un’accezione positiva, cosa che invece fanno i senegalesi per uno degli sport più importante per il loro Paese: il laamb, noto anche come lotta senegalese.
La lotta senegalese è stata praticata inizialmente dall’etnia Serer, divenendo poi di recente molto popolare in tutto il Senegal e in parte del Gambia, la ristretta enclave all’interno del Senegal. Chi pratica questa disciplina è così tanto popolare da essere meglio retribuito rispetto ai calciatori.
È una lotta davvero molto antica: uno dei primi lottatori divenuti famosi fu Boukar Djilak Faye, che visse nel XIV secolo, e fu uno degli antenati della dinastia Faye, che tutt’ora regna.
Sport di contatto, i lottatori del laamb hanno incontri corpo a corpo, a mani nude e sulla sabbia, incorporando anche mosse di box. L’incontro sarà poi terminato quando vi è l’atterramento di uno dei due avversari, oppure quando lo si butta fuori da un’area delimitata.
Vi possiamo trovare due diverse categorie di peso, anche se quella più seguita è quella dei pesi massimi che sono spesso dei veri e propri colossi e che si affrontano quasi completamente nudi, ad eccezion fatta di uno stretto slip – che l’avversario utilizza spesso come presa – e alcuni lacci sul corpo.
Questo sport è un insieme di rito, sport e spettacolo: ogni incontro è, infatti, preceduto da una cerimonia folcloristica dalla durata di circa sei ore. I lottatori sono accompagnati da griot, poeti e cantori il cui ruolo è quello di conservare la tradizione degli avi, che suonano tamburi, dal marabout che li benedice, e da donne che cantano per incoraggiarli.
I lottatori si allenano molto duramente per aumentare la propria forza, spesso prediligendo come luogo in cui allenarsi la spiaggia di Dakar, ma solitamente si affidano anche a rituali per incrementare le proprie probabilità di vittoria.
Tra le varie forme di scaramanzia che utilizzano, troviamo lo sfregare il piede su una roccia, cospargersi sul corpo l’olio oppure versare sul capo delle sostanze considerate “miracolose” benedette dai marabout. Ancora, indossare dei gris-gris, amuleti voodoo che protegge chi li indossa, liberare in aria dei piccioni – si dice porti fortuna.
Un rito che viene sempre attuato prima degli scontri è quello di suonare con i tamburi un ritmo incalzante e ipnotico, contornato da danze e canti propiziatori.
Molti ex campioni, una volta terminata la propria attività, scelgono di aprire delle palestre dove insegnare l’arte del laamb.
Irene Ippolito
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