Modi di dire nel calcio: un giro tra le espressioni del campo
Modi di dire: insieme di parole il cui significato non può essere interpretato in maniera letterale, ma bisogna considerarli in senso figurato.
L’italiano n’è pieno zeppo, dalla cucina al tempo meteorologico, passando addirittura allo sport, e vanno ad arricchire la nostra lingua in maniera notevole.
In questo articolo andremo a fare un breve excursus di quelli che riguardano uno degli sport più amati e seguiti di tutti i tempi: il calcio. Iniziamo!
Tiro a cucchiaio
Erano gli Europei di Amsterdam del 2000. L’Olanda giocava contro l’Italia. Nella compagine italiana c’era lui, Francesco Totti, che grazie al suo “tiro al cucchiaio” svoltò la partita nei migliori dei modi, entrando nella storia.
Ma di cosa si tratta questo tiro?
Il tiro a cucchiaio avviene in questo modo: si colpisce la palla da sotto, facendola salire in alto e poi riscendere, possibilmente alle spalle del portiere, così che vada in rete. Mettere in atto questo pallonetto è più facile a dirsi che a farsi!
Zona Cesarini
“Zona Cesarini” è legata al calciatore, attaccante, argentino Renato Cesarini, che giocò con la maglia della Juventus dal 1929 al 1935. Questa espressione, infatti, entrò all’interno degli slang calcistici negli anni Trenta.
Zona Cesarini sta ad indicare un risultato che si ottiene all’ultimo minuto. Il calciatore argentino era, in effetti, solito segnare proprio negli ultimi minuti della partita, anche se questo modo di dire nasce dopo una sfida valida per la Coppa Internazionale (precursore dei moderni Europei) giocata il 13 dicembre 1931. In questa partita, l’Italia vinse contro l’Ungheria per 3 a 2 grazie ad un gol al novantesimo dell’attaccante bianconero.
Essere il regista
“Essere il registra” è un termine che deriva dalla metafora teatrale: in un primo momento, veniva utilizzata per indicare il giocatore che dirigeva ed orchestrava il gioco in modo simile al regista di un’opera teatrale che dirige una performance.
È un ruolo che viene assegnato generalmente al centrocampista generale, il quale ha spesso una visione di gioco eccezionale, abilità nel passaggio e capacità di gestire il ritmo della partita.
Nel corso degli anni, questa espressione ha acquisito una connotazione più specifica all’interno del calcio, andando ad indicare il giocatore chiave nel controllo e nella distribuzione del pallone per la propria squadra.
Nella storia del calcio sono stati vari i giocatori che hanno incarnato questo ruolo e hanno contribuito a rendere più forte l’idea del regista come il “direttore d’orchestra” della squadra come, ad esempio Andrea Pirlo e Zinedine Zidane.
Essere un muro in difesa
Questa espressione si riferisce ad un calciatore, più in particolare ad un difensore, che è particolarmente difficile da superare per gli attaccanti avversari. L’origine di questa metafora può essere collegata alla robustezza e all’impenetrabilità di un muro fisico.
Un difensore considerato un “muro” si distingue per la sua abilità nel fermare gli attacchi avversari, respingendo i tentativi di segnare e andando a proteggere in modo efficace la porta. “Essere un muro in difesa” sottolinea l’idea di solidità e affidabilità difensiva che è una caratteristica di alcuni giocatori nella loro capacità di contrastare gli avversari.
Parcheggiare l’autobus
L’espressione “parcheggiare l’autobus” si riferisce ad una tattica difensiva in cui una squadra ritira tutti i giocatori dietro la linea difensiva cercando di proteggere il risultato ottenuto fino a quel momento o per resistere agli attacchi di una squadra più forte.
Questo simpatico termine suggerisce l’immagine metaforica di un autobus che viene “parcheggiato” davanti alla porta, creando una barriera difficile da penetrare per gli avversari. Nonostante sia molto efficace nel proteggere la porta, può essere criticata per mancanza di iniziativa offensiva.
Irene Ippolito
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