Napoli: manganellato presidio contro la censura Rai
La Rai censura gli interventi di Ghali e Dargen D’Amico sulla guerra israelo – palestinese. Presidi pacifici organizzati in diverse città al grido di «Stopalgenocidio». A Napoli però fioccano manganelli.
Solo l’anno scorso Salvini, in merito all’annuncio di un intervento di Zelensky a Sanremo, disse: «Se avrò dieci minuti di tempo per vedere il Festival di Sanremo, vedrò le canzoni, non Zelensky.»
Da anni infatti la politica non vede di buon occhio i messaggi politici o in generale i posizionamenti durante il festival della canzone italiana, ritenendo che a Sanremo non si debba parlare di politica.
Il fatto però è che Sanremo è ormai da tempo diventato qualcosa di più di un semplice festival musicale, catalizzando l’attenzione della nazione per un’intera settimana e distogliendo l’attenzione dei media dal resto (volente o nolente).
Per quanto quest’anno Amadeus abbia detto no alla politica, è stato inevitabile che si parlasse di temi caldi: la rappresentatività e la rappresentazione di genere sul palco, la discriminazione verso il Meridione, la vittoria di una donna dopo 10 anni e i testi delle canzoni. Questo perché è Sanremo è politica in quanto parte della nostra società, che fotografa la posizione dell’Italia in merito a diritti, inclusività ed attualità. Sacrosanta e protetta è inoltre stata da sempre la possibilità degli artisti di esprimersi su determinate tematiche e soprattutto a favore di messaggi di pace, di libertà e di eguaglianza.
Per questo a stupire non è la solita ramanzina al “Sanremo-Parlamento” dei politici, ma il successivo uso della Rai (la rete teoricamente “apartitica e nazionale”) da parte degli stessi proprio per diffondere un messaggio politico.
Dopo l’utilizzo di Ghali del temuto termine “genocidio” per descrivere gli attacchi operati da Israele, l’ambasciatore israeliano Alon Bar con un tweet non ufficiale risponde: «ritengo vergognoso che il parco del Festival sia stato sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile».
Segue un comunicato stampa del Amministratore Delegato della Rai Sergio letto da Mara Venier recante le seguenti parole: «Ogni giorno i nostri telegiornali e i nostri programmi raccontano e continueranno a farlo, la tragedia degli ostaggi nelle mani di Hamas oltre a ricordare la strage dei bambini, donne e uomini del 7 ottobre. La mia solidarietà al popolo di Israele e alla Comunità Ebraica è sentita e convinta»
Ad esso Mara Venier ci ha poi tenuto ad aggiungere: «queste sono parole che ovviamente condividiamo tutti» un’affermazione contestabile. Questo perché il discorso letto dalla presentatrice è di parte, in quanto prende in conto solo le morti di israeliani operate da Hamas e non tutte quelle che sono seguite operate dallo stato di Israele verso i palestinesi, che gran parte dell’Occidente ignora.
Mara, dopo aver messo a tacere Dargen D’Amico durante un discorso inerente al tema migranti, ha poi affermato di aver tagliato l’intervento per mancanza di tempo e non per censura. Le parole della presentatrice al momento della trasmissione tuttavia sono state queste: «Va bene, però qui è una festa, ci vorrebbe troppo tempo per affrontare determinate tematiche; qui stiamo parlando di musica e quindi chiedo scusa a tutti quanti».
Per quanto poco dopo Mara Venier abbia poi dichiarato di aver detto tutto ciò in libertà e di aver semplicemente svolto il proprio compito come una professionista, le dichiarazioni sono sembrate molto in linea con le posizioni del Governo Meloni ed hanno conseguentemente suscitato proteste in merito a quello che è un tema da molti anni dibattuto: l’ingerenza del governo nelle trasmissioni Rai.
Da quando la TV nazionale è stata creata, i partiti al governo hanno cercato di influenzarla e questo è un dato di fatto. Tuttavia il processo di censura e di pulizia che quest’anno è stato operato dal Governo non ha precedenti, si pensi al “licenziamento” di Fabio Fazio, Luciana Littizzetto Corrado Augias o Bianca Berlinguer.
Per questo alcune persone si sono ritrovate a Napoli (ed in molte altre città) fuori dagli studi Rai a protestare per quella che a tutti gli effetti può essere chiamata una propaganda operata su TV nazionale. Nessuno dei manifestanti ha inneggiato alle azioni di Hamas. Ci si è semplicemente limitati a protestare per una rappresentazione parziale del dramma della guerra israelo-palestinese e soprattutto per la censura e la condanna degli interventi di Ghali e Dargen D’amico.
Flavia Carlini, giornalista e attivista che ha partecipato al presidio di Napoli ieri mattina ha dichiarato: «abbiamo solo tentato di avvicinarci ai cancelli della Rai, non di scavalcarli».
Altre ricostruzioni riportano il semplice tentativo da parte dei partecipanti di affiggere uno striscione ai cancelli. Al tentativo sono tuttavia susseguite manganellate sui presenti che hanno lasciato moltissime persone ferite.
Indipendentemente dalle proprie posizioni in merito alla guerra restano i fatti.
Quelli dei due cantanti al festival sono stati dei semplici messaggi alla pace e nessuna di esse in alcun caso dovrebbe essere censurata né condannata.
Un tema così delicato come quello trattato dai due artisti non può essere messo a tacere in 5 minuti per “mancanza di tempo”, per poi però trovare il tempo di leggere un comunicato stampa pro-israeliano sul tema ed ergerlo ad opinione condivisa da tutti.
In ultimo è inaccettabile che lo Stato utilizzi due metri di giudizio diversi per contenere le proteste di manifestanti pacifici e per redarguire un carabiniere pronuncia la frase «Mattarella non è il mio presidente».
Sofia Seghesio
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