Past Lives: quanto le vite passate segnano quelle future?
L’esordio della drammaturga Celine Song, Past Lives è uscito nelle sale il giorno di San Valentino. Racconta di storie mai vissute appieno, di quanto alcune scelte possano cambiare il corso della nostra vita, e di quanto certi incontri siano fondamentali.
Ispirato alla vicenda realmente accaduta dalla regista e sceneggiatrice, il film per essere un esordio è stato nominato a due premi Oscar ossia Miglior Film e Miglior Sceneggiatura originale.
Conoscete il termine coreano In-yun? Il film Past Lives di Celine Song ci offre uno sguardo avvincente e intimo al concetto coreano che tradotto significa destino ,provvidenza, qualcosa che riguarda i legami tra le persone. Questa parola, radicata nel buddismo e nell’idea della reincarnazione, sottolinea l’importanza degli incontri che non sono poi così casuali, ma un messaggio dall’universo riguardo a persone fondamentali nel nostro percorso di vita.
L’opera si apre con una domanda potente posta da una voce invisibile: “Chi credi che siano l’uno per l’altro?” sullo scena i tre protagonisti, Nora, Hae Sung e Arthur, seduti in un bar. La domanda è il cuore del film.
La voce invisibile ammette, dopo qualche minuto, di non avere una risposta, e poi d’improvviso una rottura della quarta parete, gli occhi di Nora incontrano quelli dello spettatore.
Tale rottura definisce già il personaggio principale ovvero Nora, ed è inoltre qualcosa di pienamente voluto dalla regista al fine di creare quella trepidante voglia di risposta nello spettatore che lo pervade per tutto il film.
La regista, con intelligenza, guida poi lo spettatore attraverso la storia di Nora, interpretata con maestria da Greta Lee, in un viaggio emotivo e migratorio dalla Corea del Sud a Toronto e poi a New York, dove diventa scrittrice. Qui incontra Arthur, suo marito e compagno di vita attuale, anch’egli scrittore, interpretato da John Magaro. Il loro rapporto si presenta come una delle più autentiche e genuine forme dell’amore. Dall’altra parte invece Hae Sung, l’amico d’infanzia di Nora, interpretato da Teo Yoo che si presenta a New York per rivederla, ma questo certamente aggiunge turbolenze e riflessioni sulla natura delle relazioni della protagonista.
A primo impatto pare un classico cliché del triangolo amoroso, ma poi ti accorgi che non è così, anzi, il film affronta l’amore in modo non convenzionale, mettendo in primo piano elementi come la comunicazione, l’onestà e la maturità emotiva, spesso trascurati nelle relazioni moderne.
Inoltre Celine Song, attraverso la sua esperienza personale di immigrazione, affronta con abilità le sfide emotive e culturali, evidenziando momenti toccanti come la pratica dell’imparare la lingua inglese da parte di Nora e sua sorella in aereo, raffigurando da un lato l’entusiasmo dall’altro l’isolamento dell’esperienza migratoria.
O ancora, la conservazione dell’identità coreana da parte di Nora evidenziata dal sonnambulismo in lingua coreana, e la difficoltà di comunicare in coreano con il marito Arthur, aggiungendo profondità e conflitto alla trama. Una sorta di lotta interiore che Nora non riesce ad affrontare, e questo viene enfatizzato soprattutto nella scena al bar dove i tre si incontrano, creando tensioni emotive significative: ella smette di tradurre dall’inglese al coreano e mantiene una conversazione solo con Hae Sung, escludendo totalmente Arthur.
Il finale offre uno sguardo profondo su come Nora finalmente abbia trovato le risposte che cercava, non solo riguardo alle sue relazioni amorose, ma anche sulla sua connessione con le diverse versioni di se stessa, del passato, presente e futuro, e sulle molteplici identità e nazioni che ha dovuto abbracciare. L’In-yun menzionato nel film sembra essere l’accettazione di ciò che accade, suggerendo che prima o poi otterremo una risposta. Forse la regista ha utilizzato il film come una sorta di catarsi, condividendo la sua esperienza di cambiamento mentre migrava dalla Corea del Sud al Canada.
Quindi ritornando alla domanda iniziale:”Chi credi che siano l’uno per l’altro?” la risposta che mi sento di darvi è che Celine Song ha certamente evitato lo stereotipo, rivoluzionato ogni cliché di genere, fatto leggere critiche alle relazioni occidentali e certamente non ha rispettato le aspettative del pubblico. Dunque se cercate un film dalla classica storia d’amore, non guardate Past Lives , se cercate invece film che vi portino a perdervi nei meandri di pensieri fatti di “se” e “ma” è il film giusto.
Past lives è un valzer che passa dalle diversità culturali, all’amore maturo, al tempo vissuto e alle scelte che facciamo, che segnano poi la nostra strada. Le domande che sorgono durante il film come: perché certi incontri o eventi accadono nelle nostre vite? oppure cosa faremmo se una persona amata tornasse dopo che abbiamo costruito una nuova vita? Insomma ogni tipo di riflessione su ciò che siamo, ciò che eravamo e ciò che avremmo potuto essere.
Past Lives entra nell’animo dello spettatore, ti scuote e ti porta a riconsiderare persino i ricordi dell’asilo.
Arianna D’Angelo
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