“Dune parte due” segna la nascita di una saga cult
La saga fantasy diretta da Denis Villeneuve è tornata al cinema con l’attesissimo sequel “Dune parte 2”, che ha tutte le carte in regola per diventare un classico.
Denis Villeneuve torna a dirigere Timothée Chalamet nei panni di Paul Atreides nel secondo capitolo di “Dune”, la saga cinematografica ispirata ai celebri romanzi di Frank Hebert.
Nel primo capitolo, risalente al 2021, abbiamo conosciuto Paul, il giovane figlio del duca Leto Atreides, incaricato di governare il pianeta desertico Arrakis. La famiglia Atreides, però, ha dovuto fare i conti con i temibili Harkonnen, che vogliono conquistare il potere per entrare in possesso della Spezia, una preziosissima sostanza psichedelica che si trova solo su Arrakis. Questa appassionante storia fantascientifica era già stata trasposta al cinema da David Lynch nel 1984, non riuscendo tuttavia a catturare il successo di pubblico raggiunto, negli stessi anni, da altre saghe fantasy. Villeneuve ha quindi deciso di ridare slancio a questa storia, avvalendosi di un grande budget e di un cast molto importante. Nel primo film, infatti, recitano nomi del calibro di Javier Bardem, Oscar Isaac, Rebecca Ferguson, Jason Momoa e Zendaya. I sei premi Oscar ottenuti nel 2022, oltre al grande successo al botteghino, hanno convinto i produttori a dare vita ad un sequel, basandosi questa volta sulla seconda parte del romanzo di Hebert.
Dopo una lunga attesa, dovuta allo sciopero degli attori e degli sceneggiatori di Hollywood dei mesi scorsi, “Dune parte due” è finalmente al cinema. Sin dalle prime scene ritroviamo il suggestivo scenario di Arrakis e il protagonista Paul (Timothée Chalamet), investito da un forte sentimento di vendetta nei confronti degli Harkonnen, colpevoli di aver ucciso suo padre. Insieme a sua madre, Lady Jessica, si unirà alla popolazione dei Fremen con l’aiuto di Chani (interpretata da Zendaya).
Il film è stato girato in IMAX e, sin dalle prime recensioni, è risultato chiaro che le scene hanno bisogno di essere ammirate nel contesto delle sale cinematografiche. Le strabilianti location e la titanica colonna sonora di Hans Zimmer trasportano lo spettatore in un mondo epico e senza tempo che, una volta arrivati ai titoli di coda, è difficile lasciar andare. Diverse scene danno l’impressione di assistere alla nascita di un kolossal, destinato ad un futuro lungo e strabiliante di citazioni e analisi cinematografiche. Ci sono diverse scene di combattimento appassionanti e, a tratti, epiche. Eppure, ciò che rende il film memorabile è la profonda critica sociale e politica che è al centro della saga di “Dune”. Tramite diverse prove, tra cui una straordinaria ed intensa cavalcata nel deserto, Paul convincerà infatti il popolo dei Fremen di essere il Messia, una figura salvifica annunciata nelle profezie. Questa divinizzazione gli permetterà di diventare, a tutti gli effetti, l’indiscusso leader religioso e politico della popolazione, acquisendo una straordinaria e assoluta autorità. La completa supremazia, tuttavia, può essere pericolosa e manipolativa, soprattutto poiché la madre di Paul, Lady Jessica, diventerà un’autorità religiosa e sfrutterà il potere del figlio per plagiare e sottomettere i Fremen. L’unica persona che si accorgerà di questo assoggettamento del suo popolo sarà Chani, che nel frattempo stringerà una relazione sentimentale proprio con Paul. Ciò la porterà ad andare contro all’amore che prova per lui, avendo la lucidità di capire che la fede può rivelarsi una pericolosa forma di controllo politico.
Oltre alla storia principale, poi, ci sono diversi altri personaggi destinati a diventare iconici. In questo contesto, è doveroso citare il terribile e inquietante Feyd-Rautha. Interpretato da uno straordinario Austin Butler, questo personaggio appartiene alla casata degli Harkonnen e irrompe sullo schermo come il perfetto antagonista di Paul, mirando a governare Arrakis. Completamente calvo, Feyd-Rautha ci viene presentato come un vero e proprio mostro crudele e cinico. Il barone Harkonnen, di cui è nipote, organizza dei grandiosi combattimenti (che ricordano “Il Gladiatore”) al solo fine di compiacere la sua aggressività, tanto che i suoi avversari vengono narcotizzati affinché lui possa ucciderli senza correre alcun rischio. Sul finale del film gli spettatori assisteranno, poi, ad un definitivo combattimento proprio tra Paul e Feyd-Rautha, in cui è facile contrapporre l’eleganza e la signorilità di Paul alla spregiudicata brutalità del suo antagonista. Alla fine, Paul riuscirà a farsi valere, convincendo tutti di essere il redentore e conducendo Arrakis verso la prosperità? Oppure, come preannunciato nei suoi sogni ricorrenti, la sua ascesa al potere annuncerà un terribile futuro per il suo popolo?
In questo secondo capitolo di “Dune”, oltre ad Austin Butler, troviamo anche altre interessanti “new entry”, tra cui Léa Seydoux ( che interpreta un membro delle sorelle del Bene Gesserit) e Florence Pugh (che da il volto alla principessa Irulan Corrino, la figlia dell’imperatore). Denis Villeneuve ha inoltre affermato di essere già al lavoro per un terzo capitolo di “Dune”, ispirato dal secondo romanzo della saga di Frank Hebert. In attesa del terzo film, ci possiamo consolare con l’annuncio di una serie tv prequel, targata HBO, che amplierà l’universo di “Dune”, raccontandoci la nascita della sorellanza delle Bene Gesserit. Il titolo della serie è “Dune: The Prophecy”, mentre per la sua data d’uscita c’è ancora molta incertezza.
Stefania Berdei
Leggi anche: Oscar 2022: è il Will Smith show, tra vittorie (e risse) ecco i vincitori delle 94esima edizione