In un angolo della mia testa
Unire i puntini è la parte lunga. Siamo uniti in una missione unica.
Solo quando ci rompiamo, scopriamo di cosa siamo fatti. In Occidente, quando un oggetto si rompe, per ripararlo, viene usata la colla trasparente, in modo da nascondere le linee di rottura.
Ma quante e quante volte abbiam detto: “Se il vaso è rotto è rotto, e non potrà più essere come prima!”
Per i giapponesi, ogni storia, anche se dolorosa, è fonte di bellezza, e ogni cicatrice, viene mostrata piena di sé. È secondo la tecnica del Kintsugi, che, da una ferita è possibile ridare vita a ciò che è stato danneggiato, creando una nuova forma da cui nasce una storia nuova, ancora più preziosa, esteticamente e pure interiormente.
Ogni pezzetto riparato diventa unico grazie alla casualità con cui la ceramica può rompersi e per le irregolari decorazioni che si formano con il metallo. Le crepe che prima erano punti fragili da nascondere vengono valorizzate con l’oro.
Chiedere aiuto per ricucire l’anima delle cose che rompo con l’oro. Che cosa bella. E, chiedo aiuto, anche, per gli oggetti più insignificanti, per quelli che, raccontano una storia, importante per noi, per farci rivivere memorie che sono rimaste parcheggiate in un angolo della nostra testa.
Storie ed emozioni diverse, vite diverse, importanti o meno non fa differenza. Degli oggetti insignificanti diventano testimoni, custodi di pezzetti di vita e emozioni che solo noi e (forse) pochi altri conosciamo.
E poi c’è quel biglietto stropicciato che ho trovato oggi, esiste per me, e scommetto che è capitato anche a te e a te e a te, di trovare, un giorno, un biglietto o uno scontrino in tasca testimone di una dolce, appassionata, indimenticabile storia.
Succederà, se è quello che vuoi.
Francesca Scotto di Carlo
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Illustrazione di Francesca Scotto di Carlo