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Non è più domenica se non torno

La palla corre veloce e se voglio prenderla devo correre veloce anche io.

Io il calcio non lo conoscevo. Io sono stato fortunato. Ho trovato cosa mi piacesse fare nella vita piuttosto in fretta.

Ero lì. Proprio lì. Davanti al campo Amici del Bosco ai Ponti Rossi con babbo. I ragazzi giocavano e io non riuscivo bene a capire se era un sogno o la verità.

Quel giorno mi portò ad aprire gli occhi. Il cuore cominciò a battere veramente. Iniziai ad allenarmi da quel giorno. Ero pronto a fare. Gioco e mi sento una piuma al vento. La porta è il mio punto d’arrivo.

Mi sentivo sempre un po’ di più una stella del calcio. Ronaldo. Mi piace così tanto Ronaldo che mi sentivo lui. Mi sento il suo carattere. Tosto. Di poche parole. In campo le parole non servono a niente. 

Io non lo so che cosa significa. Dal mio angolo di mondo continuo a guardare la gioia di quando si segna un goal o di quando si esce dal campo. E mi piace. Mi piace quella felicità catturata così. Duplicata. Rinnovata. Andrea lo sa. 

Babbo viene sempre a vedere le mie partite e io mi sento felice. Sono felice. Babbo mi dice che ho molto da imparare e che imparerò. Babbo mi insegna la vita oltre il calcio. Tutti i giorni. Babbo sacrifica la sua vita per noi. Tutti i giorni. E anche adesso che, non posso giocare, per me, quello che più conta, è che tu ci sia.

Ci sei sempre stato per me, in tutti i modi possibili. Lo sento anche se sono piccolo. E sarò piccolo fino a che ci sarai tu. Tu che, mi hai portato al campo ed hai la mia stessa voglia di entrare in campo, se non di più. Ma ci sono io, in campo, tu vieni a vedermi ed io sono felice.

Ho le gambe pesanti. A volte mi chiedo perché il tempo ha deciso per me. Mi chiedo perché ha voluto che io mi fermassi. È stato un trauma, lo è stato davvero. Adesso sto metabolizzando. Adesso che, sono quasi pronto a tornare. Tornare a non dormire il sabato al pensiero della domenica.

La salute è importante, è al primo posto. Poi c’è Alessandro, l’amico che ha dovuto appendere le scarpette al chiodo prima ancora di comprarle. Poi viene il calciatore.  

Grazie Napoli. Grazie per aver realizzato il mio sogno più grande vincendo lo scudetto. Il mio e quello di babbo. Grazie perché mi emozioni. 

Grazie perché quando perdi resto io. Resto devoto a te. Non ti fischio. Io canto. Canto ancora più forte. 

È passato tanto tempo 

Non ci lasceremo mai 

Siamo figli del Vesuvio 

Forse un giorno esploderà

Una vita insieme a te di domenica alle 3

Non riesco a stare solo senza te 

Quando un giorno morirò da lassù ti guarderò

Quanti cori al funerale chiederò

Francesca Scotto di Carlo 

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Illustrazione di Francesca Scotto Di Carlo

Francesca Scotto di Carlo

Di sé dice di essere un «cumulonembi»,testarda, indistruttibile, assertiva. Scrittrice, umanista, attivista, è una di quelle persone con la voglia di cambiare il mondo, un passo alla volta. Fai rumore, si.
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