Gino Bartali, il ciclista a favore degli ebrei
Gino Bartali detto Ginettaccio è nato a Firenze nel 1914. Esordisce come ciclista dilettante nei primi anni Trenta, poi nel 1935 passa al professionismo iscrivendosi alla corsa Milano-Sanremo come indipendente.
Poi il suo primo Giro d’Italia con la squadra torinese Fréjus, nel quale finisce settimo, ma il suo palmares è arricchito da tre vittorie della corsa a tappe italiana e da due vittorie al Tour de France.
La vittoria ottenuta al Tour de France nel 1948, a quanto si dice, contribuì ad allentare il clima di tensione sociale in Italia a seguito dell’attentato a Palmiro Togliatti, tra i più influenti e popolari dirigenti comunisti della storia mondiali.
È considerato uno dei più grandi corridori italiani e mondiali di sempre, fu un grande avversario di Fausto Coppi, la cui rivalità divise l’Italia nell’immediato dopoguerra – anche per le presunte diverse posizioni politiche.
Fra il settembre 1943 e il giugno 1944 fu costretto a lavorare come riportatore di ruote di biciclette ed indossò la divisa della Guardia Nazionale Repubblicana – forza armata istituita dalla Repubblica Sociale Italiana nel 1943.
Iniziò, inoltre, a combattere a favore degli ebrei come membro dell’organizzazione clandestina DELASEM – Delegazione per l’Assistenza degli Emigrati Ebrei – compiendo numerosi viaggi in bicicletta dalla stazione di Terontola-Cortona fino ad Assisi, usando gli allenamenti alle gare come copertura.
In questi viaggi trasportò numerosi documenti e foto tessere nascosti nei tubi del telaio della bicicletta affinché una stamperia segreta potesse falsificare i documenti necessari alla fuga di ebrei rifugiati. Quando capitava che venisse fermato e perquisito, chiedeva che la bicicletta non venisse toccata, giustificandosi che le diverse parti erano state calibrate affinché riuscisse ad ottenere la massima velocità.
Tra gli 800 salvataggi che ha effettuato, ci sono le testimonianze di Giulia Donati, donna fiorentina a cui Gino consegnò personalmente i documenti falsificati che salvarono la famiglia; Renzo Ventura, il quale ha dichiarato che, durante l’occupazione nazista, la madre aveva ricevuto i documenti falsi dalle mani di Bartali.
Ancora, riuscì a salvare la famiglia Goldenberg, che Bartali incontrò per la prima volta a Fiesole nel 1941. Quando furono costretti a nascondersi, il campione offrì loro rifugio in uno scantinato che possedeva in comproprietà con Sizzi. Ricercato dalla polizia fascista, Bartali sfollò a Città di Castello, dove rimase cinque mesi, nascosto da chiunque.
Grazie alla sua attività a favore degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale, nel 2013 è stato dichiarato Giusto tra le nazioni, terminologia che indica i non-ebrei che hanno agito in modo eroico a rischio della propria vita e senza alcun interesse personale per salvare anche solo un ebreo dal genocidio nazista della Shoah.
Irene Ippolito
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