Peer education: l’educazione che passa tra coetanei
La peer education (educazione tra pari) è un metodo didattico innovativo che ribalta la dicotomia docente-alunno in un’ottica più democratica. Ma come funziona?
L’educazione tra pari o peer education si basa sui principi di mediazione sociale e cooperazione, ed è una piccola rivoluzione del sistema didattico. Non è una novità, ma i suoi risultati sono sempre sorprendenti.
I giovani, infatti, possono apprendere in modo cooperativo: nel gruppo di ragazzi, un membro viene formato a ruolo di tutor, facendo intraprendere attività didattiche ai suoi pari, simili per età, status socioeconomico, cultura, genere ed esperienze di vita. In questo modo il gruppo di pari diventa un vero e proprio laboratorio sociale in cui poter sviluppare abilità, conoscenze e competenze, aumentando l’autostima e le capacità relazionali.
È noto – soprattutto a chi lavora con gli adolescenti – che i ragazzi che ricevono spiegazioni dai loro pari apprendono più facilmente e meglio rispetto alla direttiva calata dall’alto della cattedra. Giocoforza, manca la costrizione dell’ordine frontale, viene meno la gerarchizzazione e anche il clima di apprendimento è più rilassato.
Il punto di forza di questo sistema è proprio il legame di similarità e di influenza sociale: la relazione con il tutor è caratterizzata dalla comunanza e dalla condivisione di caratteristiche simili, per cui aumenta la fiducia e l’influenza positiva. I pari diventano un esempio di conoscenza e competenza da cui attingere modelli di comportamento e atteggiamenti.
Sia il tutor che il gruppo avranno diversi vantaggi dalla peer education: il tutor sarà valorizzato e responsabilizzato e, dovendo spiegare, rinforzerà le sue competenze esplorando varie strategie di apprendimento; l’individuo nel gruppo rinforzerà i legami tra i coetanei, sperimentandosi nel gruppo.
Qual è il ruolo dei docenti?
Questo metodo ricorda la famosissima flipped classroom, per cui c’è un cambio di prospettiva nell’apprendimento, che vede gli studenti al centro del sistema educativo mettendo i docenti a margine del processo. L’insegnante non è più un dispensatore di nozionismo e sapere, ma dovrà farsi da parte e accettare che la relazione tra pari è più efficace di quella frontale docente-discente. Infatti, nella peer education, tutti i membri del gruppo diventano parte attiva al processo di insegnamento-apprendimento levandosi la veste di studenti annoiati: il confronto, lo scambio di idee e il problem-solving diventano parte centrale del programma.
Elisabetta Carbone
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