Chi sono i Dioscuri
Nelle nebbie dell’antichità, i miti dei potenti dei e le storie degli eroi mortali si intrecciano con l’uomo, plasmando così non solo il panorama mitologico dell’antica Grecia e dell’antica Roma, ma ponendo anche le fondamenta della comprensione del mondo e del nostro io.
Intrighi, tradimenti, perdizione, odio, passione: dei e uomini sono “reali”, accomunati da sentimenti ed emozioni. In questa bolgia però troviamo anche l’amore, ed è proprio grazie al sentimento “che move il sole e le altre stelle” che è arrivata fino a noi la storia dei due fratelli dioscuri, Castore e Polluce.
La mitologia attorno a queste due figure emblematiche la fa da padrone: la loro genealogia è un po’ combattuta, in quanto vi sono più versioni riguardo la loro nascita. Una li vede entrambi figli di Leda e di Tindaro – sovrani di Sparta; un’altra – più avvalorata – li vede entrambi figli di Leda e di Zeus, che mascherato da cigno ha preso con violenza la regina (questa versione è la rappresentazione che ritroviamo agli scavi di Pompei). Il termine “Dioscuri” deriva dalla parola greca “Dioskouroi”, che significa per l’appunto “figli di Zeus”; un’ultima vede Castore figlio di Tindaro e Polluce figlio di Zeus, concepiti nello stesso giorno, ma figli di padri diversi.
Qualsiasi sia la versione ufficiale, o pseudo-tale essendo comunque frutto di miti e leggende, il re Tindaro fece crescere i due gemelli insieme sotto la sua protezione.
Castore e Polluce crebbero l’uno al fianco dell’altro, eccellendo fin da subito in ogni arte, ottenendo entrambi vittorie ai giochi di Olimpia: Castore era conosciuto come abile guerriero e domatore di cavalli, mentre Polluce era considerato un grande pugile.
I due fratelli gemelli parteciparono al viaggio degli Argonauti: un’avventurosa spedizione a bordo della nave Argo alla riconquista del vello d’oro nelle terre della Colchide. Ed è proprio durante questa traversata che cominciarono a diffondersi voci riguardo alcuni loro poteri tra cui quello di proteggere le navi in pericolo, di governare i venti e di difendere e soccorrere i naviganti: gli dei brillavano nelle tempeste, ed è proprio su tale credenza che tale culto, fuochi fatui o fuochi di Sant’Elmo, è arrivata sino a noi. I bagliori creati da scariche elettriche in prossimità di oggetti appuntiti molto in alto, venivano identificati come segno della presenza dei dioscuri. Ecco perché le due divinità venivano associati al mare e ai pericoli delle traversate.
Venite qui, lasciate la terra di Pelope,/
forti figlioli di Zeus e di Leda,/
apparite con cuore benevolo, Castore/
e insieme Polluce/
voi che sulla vasta terra e su tutto il mare/
galoppate sopra cavalli di zampe veloci/
e facilmente liberate i mortali/
dalla morte lacrimosa/
balzando sui pennoni delle navi/
da lontano brillate lungo le sartie/
e nella notte cupa portate la luce/
sopra la nera nave.
(Alceo, fr. 34a Lobel-Page, trad. G. Guidorizzi, Mondadori)
La loro forza li poneva costantemente in rivalità con altri due gemelli, Ida e Linceo figli di Afareo, uno dei due sovrani di Messene. Ai due erano state promesse in spose Febe e Ilaria, figlie del secondo re di Messene e sacerdotesse di Atena e Artemide. Secondo la leggenda i due dioscuri rapirono le due fanciulle unendosi con loro e avendo da loro dei figli: ciò innescò una serie di lotte che si conclusero con l’uccisione da parte di Linceo di Castore e dalla successiva vendetta per il suo gemello da parte di Polluce.
Ed è qui, esattamente in questo punto della storia, che l’amore fraterno raggiunge forse il picco più alto: quest’ultimo chiese a Zeus di non separarlo dal fratello e di permettergli di seguirlo nell’Ade; rinunciata alla sua immortalità, ottennero che Castore ricevesse metà della natura immortale di Polluce, vivendo insieme alternativamente un giorno sull’Olimpo e un giorno negli inferi. Zeus utilizzò la loro vicenda, il loro amore simbiotico, per dar vita alla Costellazione dei Gemelli.
- Curiosità dal mondo
Sebbene sia un culto nato a Sparta – immagini dei Dioscuri erano sul trono di Apollo nel santuario di Amicle (Pausania, III, 18, 14; Ley, 1997), i fratelli “divini” hanno raggiunto un po’ tutto il mondo, allora conosciuto. Durante il VI secolo a.C. difatti il loro culto si è diffuso in Magna Grecia partendo da Locri Epizefiri; dal IV secolo a.C., lo ritroviamo nella colonia spartana di Taranto ed è da qui che partì per raggiungere Assisi e Cori, l’Etruria – dove erano conosciuti come Kastur e Pultuc -, fino a sbarcare a Roma, dove tuttora sono visibili due gruppi scultorei raffiguranti i gemelli, quello sul Campidoglio e quello sul Quirinale.
Antonietta Della Femina
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