Dream big or don’t: come Servati sfida il futuro
“Dream big or don’t” è la prima frase che appare aprendo la pagina web di Servati, un’azienda di calzature che mira a coniugare design e sostenibilità, dalla fase di produzione, fino a quella di diffusione del prodotto.
A fondarla sono stati Matteo Di Paola, ventisette anni, e Marco Primiceri, ventisei, entrambi nati e cresciuti a Casarano, un paese di meno di 20.000 abitanti, in provincia di Lecce, nel Sud della Puglia, dal quale sono partiti per cominciare un’avventura e lanciare una sfida.
Come nasce Servati?
Servati è stata fondata da Matteo Di Paola (27, in copertina a sinistra) e Marco Primiceri (26, in copertina a destra). Matteo ha sempre avuto una passione per il management, mentre Marco ama il design e la progettualità insita in ogni prodotto. Insieme, quasi per caso, hanno dato vita a Servati. Il brand nasce da una domanda sorta quasi casualmente tra i due fondatori: dove vanno a finire le scarpe vecchie?
«Non trovando una risposta a questa domanda, abbiamo cominciato a riflettere su cosa potessimo fare per realizzare una scarpa che potesse essere completamente riciclata al termine della sua vita utile. Essere nati a Casarano, uno dei distretti calzaturieri più importanti in Italia, ci ha aiutato a fare i primi passi.»
Dietro “Servati” si nasconde parte della filosofia dell’azienda. Vorreste raccontare da dove viene questo nome e come mai è stato scelto?
«Il nome “Servati” deriva dalla parola latina “servare“, che significa proteggere, rispettare, una parola che abbiamo fatto nostra in relazione alla nostra missione, che è quella di avvicinare il settore della moda alla sostenibilità e al rispetto dell’ambiente.»
Quali sono i valori che Servati promuove?
«La nostra filosofia è quella di creare prodotti all’avanguardia ispirati al concetto in continua evoluzione di Materia, simbolo di trasformazione perpetua ed eleganza duratura. I nostri valori possono essere condensati nelle nostre Mission (intesa come insieme di obiettivi a lungo termine) e Vision (prospettiva futura).
In quanto alla Mission, ci impegniamo a realizzare sneakers dal design unico e coraggioso, inventando nuovi processi produttivi e dando vita all’innovazione. Vogliamo essere un punto di incontro per giovani innovatori, audaci e folli, che desiderano esprimersi.
Per la Vision, immaginiamo un mondo in cui ogni passo sia un’opportunità per un cambiamento positivo. Sogniamo di plasmare l’industria del design e della moda attraverso la creazione di prodotti che incarnano il concetto di Materia, trasformandosi senza mai distruggersi.»
Siete un’azienda molto giovane e in crescita. Quali risultati sono stati raggiunti al momento? E, se già in mente, in che direzione andranno i progetti per il futuro?
«Stiamo per entrare nei giorni finali della fase di test del nostro progetto sul mercato. Siamo davvero soddisfatti del lavoro svolto e dei risultati ottenuti; abbiamo esaurito molte taglie e ricevuto altrettante richieste di iscrizione alla lista d’attesa. L’aspetto più rilevante e di valore per noi è il significativo passo avanti compiuto nella creazione di una community di giovani e innovatori come noi, attiva su vari social con cui possiamo scambiare davvero molto.»
“Dream big and do it!” potrebbe diventare lo slogan di Servati, a cui non mancano prospettiva, determinazione ed energia per realizzare progetti che, a partire dal suolo che calpesteranno le calzature prodotte, mirano a farsi spazio, non solo nel mondo del design e della moda, ma a modificare una mentalità e a lasciare, oltre che un segno, anche una bella impronta.
Stefania Malerba
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In copertina: a sx Matteo Di Paola – a dx Marco Primiceri