La politica è il riflesso del variegato mosaico dell’umanità
Siamo tutti fatti per fare grandi cose, qui risiede il fascino della vita, nella scoperta di come contribuire al compimento del tutto, alla bellezza del cosmo.
Siamo una piccola cosa, ma, siamo chiamati ad un compito. Come si può fare qualcosa di grande nella vita? Che bello diventa alzarsi al mattino quando questa consapevolezza cresce?
Quando hai un certo nome e un certo aspetto, la gente si fa sempre certe idee su di te. Se questo sembra ingiusto, beh, lo è, così come lo è la presunzione di capire una persona con una semplice occhiata, attraverso una sala affollata o una presentazione frettolosa.
Ma è così che siamo fatti, tutti, prigionieri di una natura umana che ci spinge a etichettare gli estranei a prima vista e a sistemarli dentro una bella scatola con il fiocco, in modo da poter tenere sotto controllo l’elemento sorpresa. Io so già chi sei. Puoi anche provarci, non riuscirai a ingannarmi.
Ci si lamenta sempre e si chiede agli altri di aprire gli occhi, come se poi, si potesse avere la certezza di averli completamente aperti. Ci si lamenta di chi è il governo perché ahimè, sono di destra, ma quando la sinistra era in carica faceva politica allo stesso modo della destra.
E in un contesto politico, spesso dominato da figure consolidate e schemi altrettanto consolidati, emergono voci fresche desiderose di un cambiamento. In questo articolo, esploreremo il viaggio di una donna che decide di gettarsi nell’arena politica, portando con sé visioni innovative e la passione per il cambiamento.
Quella donna sono io. Ho guardato in una finestra di un palazzo di uffici che ho pensato doveva essere a una decina di isolati di distanza. Ho impiegato qualche secondo per mettere a fuoco, ma poi, ho visto un uomo seduto alla sua scrivania, stava scrivendo.
La protagonista di questa storia è Francesca, donna idealista che decide di mettersi in gioco per cambiare il corso delle cose nella sua comunità. Cresciuta in un ambiente in cui la politica era spesso vista con scetticismo, Francesca decide di rompere gli schemi e si muove a dimostrare che anche i giovani possono fare la differenza.
Con una campagna basata su trasparenza, innovazione e coinvolgimento dei cittadini, Francesca vuole mirare ad attirare l’attenzione di una generazione stanca. Lasciando da parte cinismo e apatia, mira a dimostrare che la politica può essere uno strumento per il progresso e il benessere della società.
Che il mio caso non sia isolato; sempre più giovani stanno abbracciando l’idea di entrare in politica per portare un vento di cambiamento. La loro energia e la loro visione del futuro possono essere la chiave per affrontare le sfide del nostro tempo.
Perché mi candido? Perché non mi accontento.
Non mi accontento perché quando faccio una passeggiata sul pontile e guardo il mare respirando sua la brezza penso che abbiamo il dovere di gestire in maniera sostenibile il nostro territorio.
Non mi accontento perché so che aprire un’azienda nella nostra provincia e nella nostra città è un’impresa per pochi. Farla sopravvivere lo è per pochissimi.
Non mi accontento quando vedo che non esiste un sistema turistico strutturato e che le amministrazioni che si sono succedute nulla hanno fatto per incentivarlo.
Non mi accontento quando vedo che le iniziative di promozione territoriale sono praticamente inesistenti.
Non mi accontento di un orticello tutto mio perché so che è più produttivo coltivare un vasto campo e andare al raccolto insieme.
Non mi accontento di qualcuno che si occupi dell’ordinaria amministrazione, esigo che chi ci amministri sappia pensare in grande.
Non mi accontento perché non mi arrendo alla cinica idea che tanto le cose non possano cambiare mai.
Non mi accontento di farmi i fatti miei, io vivo in una comunità che vorrei crescesse e a cui vorrei lasciare qualcosa di me.
Non mi accontento perché ad accontentarsi si gode solo delle briciole di una tavola che potrebbe sfamare tutti.
Non mi accontento di sedermi in un angolo a gridare che l’avevo detto. Io voglio prendermi le mie responsabilità, voglio essere parte attiva di qualcosa di grande e bello per il mio territorio.
Non mi accontento di quindici giorni di turismo in agosto e di un inverno desolante e senza prospettive per me e i concittadini che vivono qui.
Non mi accontento perché ho la certezza che non sono tutti uguali e che c’è ancora gente onesta che può amministrare in maniera intelligente.
Non mi accontento di pochi e basilari servizi sociali. Vorrei che nel paese in cui vivo tutti abbiano la possibilità di essere aiutati in situazioni di disagio perché da questo si capisce il grado di civiltà di una comunità.
Non mi accontento di pacche sulle spalle per chi è bravo, ma desidero che la meritocrazia abbia realmente un peso nell’affidamento degli incarichi ad ogni livello.
Non mi accontento perché ad accontentarsi non ne gode la collettività ma solo i pochi che credono che questa terra sia sfruttabile come loro esclusiva proprietà.
Non mi accontento di discorsi vaghi, superficiali, di promesse mai mantenute, di piccoli contentini.
Non mi accontento quando so che si potrebbe generare benessere diffuso percorrendo strade amministrative, nuove alternative e coraggiose.
Non mi accontento perché so che si può fare infinitamente di più. Non mi accontento perché so che il meglio può e deve ancora venire.
Non mi accontento perché se tra non molto dovessi avere un figlio, vorrei che avesse accesso a opportunità illimitate, che cresca in un contesto sano e stimolante, e che sia in grado, sempre, e pienamente, di esprimere la sua unicità.
L’unicità. La combinazione unica di esperienze, talenti, passioni e prospettive che ci caratterizza tutti. E ci rende unici nel vasto panorama dell’umanità. Tutti.
Siamo un capitolo prezioso nella storia dell’umanità, e solo abbracciando pienamente la nostra unicità possiamo veramente apprezzare la bellezza e la complessità del mosaico umano.
Francesca Scotto di Carlo
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Illustrazione di Francesca Scotto di Carlo