Omicidio Aldo Moro, la Dc e il Comunismo insieme al governo: la misteriosa morte per fermare il progetto
Un ex presidente del consiglio rapito e assassinato non poteva che cambiare la storia della politica italiana. All’epoca, la DC e il PCI erano i partiti più potenti, ma il loro Compromesso storico fu bloccato dall’omicidio di Aldo Moro.
Nel 1978 l’Italia intera rimase sconvolta per ciò che successe in Via Fani per mano delle Brigate Rosse, ma quello fu solo l’epilogo di una lunga e travagliata storia che aveva connotati ben più internazionali.
Ci troviamo nel bel mezzo della Guerra Fredda (1947 – 1989), con due concetti di politica diametralmente opposti che si contrastavano: quelli di una Democrazia incentrata sul capitalismo, esportata in gran parte del mondo e dell’Europa occidentale dagli Stati Uniti, e di un Comunismo a marchio URSS dittatoriale, il quale inglobava prettamente gli Stati vicini.
In questo gioco di potere globale, diviso da una Cortina di ferro che tagliava a metà l’Europa occidentale da quella orientale, l’Italia aveva un ruolo determinante negli equilibri internazionali. Ovviamente, la Democrazia cristiana era più propensa a mantenere dei legami con l’Occidente e, viceversa, il Pci era più legato sentimentalmente al resto del vecchio continente. Nel Partito comunista italiano, però, c’era una particolarità, giacché non era rivoluzionario e stava per riuscire ad arrivare al governo tramite le elezioni.
In questo contesto, nacque la strategia politica di un Compromesso storico tra i due partiti più potenti d’Italia in quel momento, Dc e Pci, seguendo la falsariga del governo cileno con l’Unidad Popular di Salvador Allende. Inizialmente, questa linea fu seguita esiguamente durante il governo Andreotti (1976-1977), per poi ampliarsi durante i governi di solidarietà nazionale del 1978-1979. L’omicidio di Aldo Moro, però, avvenne proprio durante l’inizio di quest’ultima esperienza e contribuì profondamente al fallimento del progetto (Treccani.it).
L’idea di unire i due partiti sorse dalla mente di Enrico Berlinguer, segretario del Pci dal 1972 fino alla sua prematura morte avvenuta dodici anni dopo, e versava sulla possibilità di tenere lontani dal governo i partiti più conservatori. Aldo Moro, però, era il principale interlocutore di questa iniziativa, ma il rapimento avvenuto il 16 marzo del 1978 (durato 55 giorni) sconvolse tutti i piani.
Le Brigate Rosse, rivoluzionarie e reazionarie, non volevano assolutamente che il Compromesso storico andasse in scena, anche perché secondo loro il governo doveva essere conquistato tramite la lotta. Le Br seguivano, quindi, le linee guida del Partito Comunista sovietico, il quale le alimentava fornendo loro le armi anche per “danneggiare l’immagine del Pci” (Antonio Padellaro, La7.it). L’Unione Sovietica non vedeva di buon occhio né il Pci né il Compromesso storico, anche per il peso internazionale che iniziava ad avere il partito italiano e per l’apertura al mondo occidentale guidato dagli Stati Uniti.
Dal canto loro, i presidenti americani Nixon e Ford, coadiuvati dal Segretario di Stato Kissinger, impiegavano strategie per influenzare i processi decisionali italiani per tentare di tenere lontano il Pci dal governo. La Commissione Pike del 1976 rivelò anche l’esistenza di alcuni finanziamenti occulti svolti da parte dell’amministrazione statunitense verso personalità politiche nostrane, avvenuti nel 1972.
Le Brigate rosse, quindi, potrebbero esser state il braccio che ha colpito Aldo Moro, ma erano una delle tante pedine internazionali che talvolta potevano essere influenzate dalle menti al potere. Il mistero aleggia ancora oggi intorno alla trasformazione negli anni avvenuta nel loro apparato decisionale e al brutto avvenimento che ha portato alla morte di Aldo Moro, il cui corpo è stato ritrovato in via Caetani, a Roma, il 9 maggio del 1978.
La dipartita dell’ex presidente del consiglio italiano è tutt’ora ricca di enigmi e ci sono varie ricostruzioni in merito al suo assassinio. Una di quelle più suggestive e possibile è stata descritta, in maniera romanzata nel film Piazza delle Cinque Lune, diretto da Renzo Martinelli. Pur basandosi su un racconto di fantasia, possiede anche diverse coincidenze con vicende veritiere, derivanti dalla consulenza di Sergio Flamigni (componente della Commissione d’inchiesta parlamentare sul caso Moro).
Questa ricostruzione vede implicati nella vicenda i servizi segreti italiani e quelli statunitensi tramite l’organizzazione Gladio, la Loggia P2 e la scuola di lingue Hyperion, probabile copertura per operazioni dei servizi segreti. Tali forze avrebbero collaborato insieme, seguendo le direttive della Convenzione di Jalta e della divisione del mondo in due blocchi, per trasformare le Br in organizzazione più prettamente terroristica, anche per poter evitare che la Pci (forte del suo 34,4% alle elezioni del 21 giugno 1976) salisse al governo tramite il Compromesso storico.
Michelangelo Loriga
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