Persone come conchiglie
Sono andata al mare e ho raccolto le conchiglie, che sono come le persone, come il genere umano, ruvide e rotte fuori, ma dentro accoglienti e morbide. Ogni conchiglia è diversa, come ognuno di noi è diverso.
Sono tornata al mare, era da qualche mese che non ci andavo. Ci sono andata con il mio cane, il piccolo Teo. Chi mi conosce sa che mi definisco un “essere a 6 zampe”, perché lui completa il mio passo standomi accanto. La sabbia è segnata dal nostro cammino con 6 orme parallele.
Io e Teo siamo dunque andati a goderci la brezza, a sentire la salsedine tra i capelli e la sabbia sulla pelle. Siamo andati a sentire il sole addosso e attorno a noi.
C’era corrente, l’acqua si increspava appena giungeva alla riva. Il mare, grande gigante azzurro, si spezzava in onde lunghe, lente, calme. Camminavamo entrambi con lo sguardo basso, verso le nostre zampe. Sono sicura che in quei momenti provavamo le stesse emozioni, forse abbiamo fatto gli stessi pensieri, sicuramente eravamo sereni entrambi.
Tutti e due, nonostante la differente specie, amiamo le conchiglie. Teo scava come un matto e si immerge per portare fuori i tesori del mare. Io le accolgo nel mio zaino e le porto a casa. Mentre passeggiavamo col sole dietro di noi, con le ombre lunghe stagliate sul bagnasciuga, cercavamo inconsapevolmente delle conchiglie da portare a casa.
Sono delle meraviglie naturali, sia quando sono intere che quando sono rotte, spezzate, scheggiate, consumate dal mare. Come le persone.
Le conchiglie sono come le persone, come il genere umano, ruvide e rotte fuori, ma dentro accoglienti e morbide. Ogni conchiglia è diversa, come ogni essere umano è diverso.
Quante persone ho incontrato, quante conchiglie ho visto. Credo che, come per le conchiglie, quello che troviamo nelle persone, ci serve. Niente è per caso. Quello che incontriamo, quello che arriva, ci serve. Per evolvere, per crescere ma anche per ferirci e per imparare a ricucire le nostre ferite.
Quest’anno ho conosciuto persone nuove. Alcune persone del passato mi hanno delusa, con la loro ruvidità esterna mi hanno ferita. Non ho trovato in loro il liscio che c’è internamente in ogni conchiglia. Quest’anno ho trovato delle conchiglie spezzate, rotte e un po’ incrostate, come me. So già che alcune di loro di feriranno, ma non ci voglio pensare troppo. Perché ogni conchiglia è unica, come ogni persona.
I piedi affondano nella sabbia, il passo mio e quello di Teo si fa più difficoltoso. In certi punti, i frammenti di conchiglie rotte tagliano i piedi. È un piccolo dolore che fa sentire vivi. Frammenti di quello che resta dopo la rottura, la modificazione, l’azione del mare, del tempo.
Guardo il mio cane, accanto a me. Rifletto sulla trasformazione che le relazioni agiscono sui nostri caratteri. Sia in meglio che in peggio: se ci rompiamo, non siamo più come prima, siamo nuovi. Spezzati ma unici. Più belli, forse. Dal dolore nasce sempre qualcosa.
Mi sono fermata: il sole proiettava le nostre ombre sulla sabbia. Sei zampe che affondano nel mare. Ho guardato Teo, lui ha scodinzolato.
Abbiamo cercato le conchiglie.
Elisabetta Carbone
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